Mestieri
rappresentante di commercioLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
Argentina, GermaniaData di partenza
1974Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri) Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Durante tutto il viaggio in nave, la mamma di Pietro soffre molto il mal di mare e sta sempre in cabina. Solo una volta accompagna il figlio sul ponte, quando ormai la meta è vicina.
Però ci fu una seconda volta che stemmo insieme sul ponte e ci stemmo anche tanto tempo. Quel giorno, fin dal mattino presto, salimmo verso prua al punto più alto consentito,.
Mi disse di guardare sempre davanti a me. Io sebbene aguzzassi gli occhi, non scorgevo altro che mare e cielo, cielo e mare. Mi stancai di scrutare tutto quel mare. Ma lei mi disse di continuare a guardare. E fu così che, a un certo punto, mi sembrò che la linea all’orizzonte, all’alzarsi ed abbassarsi della prua della nave a causa delle onde, diventasse sempre più scura e tendeva ad ingrossarsi.
Un timore interno mi prese. Mia madre mi disse: “Guarda, l’America! Simu arrivati!”.
A mia madre sembrava che la vita le fosse tornata dentro di nuovo, di colpo, con grande forza. Anche la faccia era colorita. Era tutta tesa verso la terra. “La c’è Papà!”, disse.
Papà?! E chi è Papà? Non me lo ricordavo. A casa avevamo una foto, che ogni tanto mamma mi mostrava. Conoscevo i miei zii, quelli sì, sapevo chi fossero, com’erano fatti, ma Papà come persona non me lo ricordavo.
L’unica cosa che mi ricordavo di lui era che, ancora piccolo, mi teneva in braccio, la mia guancia appoggiata contro la sua e da sopra la sua spalla guardavo la nonna -doveva essere sera-. Lui mi diceva: “Dì ciao alla nonna con la manina”, mentre ci apprestavamo a uscire.
Il bastimento si andava avvicinando al porto. Si distinguevano sempre meglio le sagome delle persone in attesa. Le loro facce erano tese a fissare il bastimento in cerca di quelle facce che tanti anni prima avevano lasciato, mentre allora erano essi a trovarsi su un bastimento intento ad allontanarsi dalla banchina.
La maggior parte dei passeggeri erano costituiti da nuclei familiari che andavano a ricongiungersi dall’altra parte dell’Oceano.Tutti erano attesi con ansia. Forse non tutti avrebbero ritrovato quel viso così come lo videro quando lasciarono il loro paese.
A un certo punto mia madre lanciò un gridò alzando un braccio e tendendolo verso una direzione. “Eccolo, eccolo là, Peppino!”. ‘‘Dove? Dove?”, chiedevo io, senza distinguere niente fra quella folla urlante che si trovava sotto di noi.
“Eccolo, eccolo! U vidi?”. A questo punto si distinse un uomo che, spiccato un salto, si separò da quella massa uniforme e si arrampicò di corsa sulla scaletta piccola di servizio che era stata appena gettata per permettere ai marinai di terra di fissare quella grande per i passeggeri. A balzi, con un’agilità da felino ed una leggerezza straordinaria, arrivò fino a noi serrandoci tutti un certo punto mia madre lanciò un gridò alzando un braccio e tendendolo verso una direzione. “Eccolo, eccolo là, Peppino!”. ‘‘Dove? Dove?”, chiedevo io, senza distinguere niente fra quella folla urlante che si trovava sotto di noi.
“Eccolo, eccolo! U vidi?”. A questo punto si distinse un uomo che, spiccato un salto, si separò da quella massa uniforme e si arrampicò di corsa sulla scaletta piccola di servizio che era stata appena gettata per permettere ai marinai di terra di fissare quella grande per i passeggeri. A balzi, con un’agilità da felino ed una leggerezza straordinaria, arrivò fino a noi serrandoci tutti e due in un abbraccio stretto e forte.
Mi trovai in braccio a Papà che scendeva le scalette, ormai invasa da altri parenti in attesa, che salivano, non potendo più aspettare che scendessero quelli che aspettavano. Sulla banchina c’erano delle transenne che contenevano il resto della folla.
Gioia, pianto, parole, e io schiacciato fra di loro.
Mille mani si tendevano verso la mia testa per toccarmi i capelli e le prime parole che io udii in terra Argentina furono: “jQue lindo nino, que lindo nino!”.
Il viaggio
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diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
Argentina, GermaniaData di partenza
1974Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri) Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Pietro Lucente
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