Mestieri
operaioLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
AustraliaPeriodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Umberto Bencic, istriano italiano di Pola, ha combattuto la Seconda guerra mondiale con l’esercito italiano, ha partecipato alla resistenza partigiana della Jugoslavia contro la Germania nazista, al termine della guerra è tornato a vivere nella sua città natale diventata jugoslava. Ma non c’è pace per lui: la scelta di optare per l’acquisizione della cittadinanza italiana gli attirerà le attenzioni e l’ostilità del regime titino.
Ero ritornato ancora una volta sui sentieri della mia infanzia. Era passato un anno solo, ma mi sembrava sia trascorsa una vita. Non ritornavo più dal lavoro, né dalla guerra, né dalla rivoluzione, ritornavo dalla prigionia. Era l’unica via che mai avevo immaginato incontrarla sulla strada della vita. Mi pesava sul cuore, mi pesava tanto, più di tutte le fatiche che avevo incontrato sulle cime alte delle montagne dei Balkani, sempre coperte di neve. Nel freddo, nel gelo, nella fame e nel sonno che ammazzava, ammazzava più delle fucilate tedesche. Ero contento di essere vivo, vivere voleva dire amare, voleva dire guardare ancora verso i nuovi orizzonti di domani. E poi era maggio ed attorno, attorno alla casetta della mia infanzia, una infinita di fiori profumavano l’aria di primavera mentre sulla collina dell’amore i ginestri avrebbero ancora una volta disteso il loro manto giallo. Avrei lasciato la mamma asciugarsi le ultime lacrime, l’avrei lasciata intenta ai suoi racconti senza fine, ai racconti di tutti i miei ritorni, e mi sarei incamminato lungo il sentiero delle colline. Amavo risalire quelle colline che da bambino ammiravo tanto e sognavo di andare incontro a loro un giorno. Mi sarei fermato sulla cima, come da bambino, come sempre, dando uno sguardo giù nella mia valle e lontano, lontano sul mare. Ero libero alla fine, ancora qualche giorno e sarebbero stati nove anni da quando mi indossarono gli stracci militareschi. Avevo portato tanto a lungo quelle divise e ora mi sentivo leggero, tanto leggero e mi misi a correre lungo il sentiero del bosco profumato, correvo come correvo allora nei giorni lieti dell’infanzia.
Un giorno appresi la notizia più inverosimile della mia vita. La notizia che poi traccio il mio futuro cammino. Lavoravo allora in un ufficio amministrativo dell’arsenale, il vecchio arsenale del- l’impero Austro-Ungarico. Il governo jugoslavo decideva inaspettatamente di aprire le opzioni per riacquistare la cittadinanza italiana. Il mio pensiero mi comincio portare lontano, sulle ali di una incredibile fantasia, lontano sulle sconosciute contrade del mondo. Le terre che da scolaro guardavo sugli atlanti e che pensavo di incontrarle un giorno, come da bambino pensavo di andare incontro alle colline che alte ed oscure chiudevano l’orizzonte, erano ora nel mio pensiero, nella mia fantasia, erano tutte dinanzi a me. Ero invaso da una allegria, da una allegria che mi conquistava e mentre lavoravo negli uffici, gioivo raccontando alle ragazze che avrei optato e sarei partito, avrei lasciato la mia città per incamminarmi sulle sconosciute strade del mondo. E poi pensavo tra me, mi trovavo quasi in una situazione disperata. Ci forzavano ogni giorno alle conferenze politiche, anziché lasciarci in pace e consumare la nostra colazione ed ogni giorno di più si stringeva il cerchio attorno a me.
Il viaggio
Mestieri
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diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
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Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Umberto Bencic
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