Mestieri
operaioLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
AustraliaPeriodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Sopravvissuto alle torture dell’isola carcere di Goli otok, famigerato gulag della Jugoslavia di Tito, Umberto Bencic fugge in Italia. Di lì chiede e ottiene il visto per andare in Australia.
Mi decisi di scrivere a Roma, al consolato australiano. Non chiedevo di andare in Australia, ormai ero certo che avevano deciso di negarmi un posto sulla loro terra. Pregavo che mi inviassero il documento di viaggio con il quale avrei potuto nuovamente andare sui mari del mondo. Ma questa volta se sarei andato via avrei scelto una nave che viaggiava su mari più tranquilli. Attesi impaziente la prima settimana. Poi nella seconda settimana arrivo la posta. Fu per me dopo una lunga attesa una vera sorpresa. Le autorità australiane avevano impresso il visto di entrata sul mio documento di viaggio. La strada verso la lontana terra australiana era aperta. Erano passati due anni da quando avevo superato i reticolati arrugginiti del confine. Altri due anni di dura e difficile vita che si aggiungevano ai ricordi che ormai sembravano perso nel lontano passato. Mi recai subito a Genova: la nave sarebbe partita dal golfo di Tieste negl’ultimi giorni di giugno. Guardai ancora una volta le pinete sparse sui fianchi delle montagne che s’innalzavano rapide sul mare. Guardai ancora una volta il mare che si stendeva tranquillo tra gli scogli della Riviera. Guardai la dolce terra che aveva ospitato la mia vagabonda vita prima di darle l’addio, più tardi il treno scomparve nella notte mite di giugno. A Trieste era un sole caldo come sul lido della mia terra natia, ed il mare aveva un odore intenso. Guardavo la nave che mi avrebbe portato lontano verso nuove speranze di vita. Non era una di quelle belle navi della flotta scandinava, ma nera, vecchia, arrugginita come una nave inglese, e portava il nome di una bellissima terra, la Toscana. Per i poveri profughi d’Europa, per i profughi d’ogni terra di oltre cortina che tanto avevano atteso quel giorno, era un trasporto meraviglioso. Le colline della mia terra si stagliavano nella notte silenziosa, mentre la nave scivolava leggera sull’onde lievi. La guardavo e le guardavo mentre la nave continuava il suo cammino lungo la costa. Dietro quelle colline ero nato, in un giardino profumato, chiuso in una piccola valle da una splendida pineta. E se quella buona mamma sarebbe stata ancora la ad attendere nella vecchia casetta dell’infanzia, sarei ritornato ancora ed ancora nelle celle fredde di quella grigia prigione della mia città. Sarei ritornato ancora ed ancora, sulle nude ed infuocate rocce di Goli. Ma il pensiero ritardava a raggiungermi, mentre tutto intorno a me mi spingeva avanti, sempre avanti in una corsa furibonda. Ora era rimasto tutto indietro nel tempo, nel tempo della storia. La nave intanto proseguiva il suo cammino avanti, avanti con la prua rivolta verso nuovi orizzonti, e mi portava lontano, verso nuovi misteriosi orizzonti di vita.
Il viaggio
Mestieri
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Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Umberto Bencic
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