“Viaggiare, viaggiare”

Andai in Bolivia, andai nell’Uruguay – Viaggiare, viaggiare – Era il mio ideale – Ho fatto dei viaggi che economicamente non mi resero nulla – Hò fatto delle vitaccie nel deserto e nelle foreste senza verun compenso – Ma ero contento lo stesso – Imparavo – Girai a cavallo, durante le spedizioni, per delle settimane intiere; ebbi quasi sempre a compagno di spedizioni –, come mio Maestro, un nobilissimo uomo, assai competente in questioni terriere, e dal quale imparai assai.

Passarono così gli anni – Anni di lotta e di pericoli. Sempre in mezzo a coloni ed a popolazioni indiane. Solamente d’inverno mi permettevo il lusso di andarmi a tuffare per 15 giorni nella civiltà e nelle raffinatezze di Buenos Aires. Rivedevo i miei compagni – Tanti erano sulla strada di farsi una posizione – Altri erano migliorati negli impieghi – Uno dei nostri, di cuore ottimo, Quino, era morto – Varii si erano ammogliati ed avevano dei bimbi –

Quando avevo fatto una provvista di civiltà, di libri per le lunghe serate invernali, ripartivo – Ed il mio lavoro riprendeva.

Si arrivò così al 1914 – Erano ormai altri otto anni che non avevo riveduta la famiglia. Avevo già una condizione agiata, per quei tempi. Mi comandavo da mè. Decisi fare una scappata in Patria, a passare il Natale e poi ripartire di nuovo. Per Natale ero a Camogli. Avevo allora 32 anni.