Mestieri
pedologoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
KazakistanData di partenza
1959Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Proseguono i rilievi del pedologo Bruno Bertolaso nelle terre vergini del Kazakistan sovietico, nell’anno 1959.
Dopo il ritorno in sede a Kustanaj ove depositammo le campionature dei terreni raccolti nei punti che dovevano essere convalidati dalla preventiva classificazione che avevamo stilato sul campo e presentammo le relative relazioni di campagna, ci comunicarono, sempre attraverso il coordinatore Vladimir Korobcenko che il nostro più immediato compito erano i rilevamenti da effettuarsi in un piccolo kolcos (si fa per dire, visto che la sua estensione era di quasi 6.000 ettari) situato nella parte nord del Paese. Ngai venne aggregato al nostro gruppo, che era così composto da quattro persone, visto che Valja e Tamara ne facevano ormai costante parte. Si era verso i primi di agosto, il caldo in città si era fatto particolarmente afoso, per cui ci avviammo per affrontare la nuova avventura, lieti di staccarci dalla sempre più tumultuosa città, che si stava riempiendo di volontari e no, dal momento che si avvicinava il periodo della raccolta del grano. Dopo un pernottamento in un villaggio lungo la strada, che vide la solita lotta per cercare di rifiutare il non certamente pulito letto, che mi si voleva a tutti i costi assegnare, visto che ero l’ospite straniero, giungemmo nel pomeriggio del giorno seguente nel kolcos “Rivoluzione d’Ottobre” colpiti, all’inizio favorevolmente, da una esclusivamente femminile presenza nel villaggio centrale. Il nostro accompagnatore-autista dopo averci depositato in direzione si era velocissimamente allontanato, per cui io ed Ngai eravamo gli unici maschi, tra una moltitudine di donne e ragazze, che ci circondavano da ogni dove. Con il collega vietnamita ci strizzammo l’occhio e ci fregammo le mani, certi che ci sarebbe stato… molto da fare. O almeno lo pensavamo prima di scoprire quanto si nascondeva sotto quella esorbitante presenza femminile. Scoprimmo infatti velocemente che quella era una specie di colonia penale, nella quale le molte ragazze presenti scontavano in quella sperduta landa di steppa, pene varie inflitte loro dalla magistratura inquirente a causa della loro riconosciuta omosessualità, “reato” che nell’URSS di allora veniva considerato grave e punito con anni di carcere. In verità, a fianco di una maggioranza femminile decisamente lesbica, vi era qualche ladra, ma i reati per omosessualità erano predominanti. Fu questa la ragione per la quale io ed Ngaj da possibili seduttori, ci trasformammo in guardie del corpo delle nostre due ragazze, che venivano continuamente disturbate da approcci qualche volta un po’ troppo decisi ed irruenti. Approcci che alla sera si trasformavano in languide serenate al suono di chitarra, sotto le finestre del nostro alloggio, impedendoci così dí dormire. Per i compiti che dovevo svolgere mi fu assegnata una ragazzona tutta muscoli, con delle mani fortemente callose, che peraltro svolse egregiamente il compito assegnatole, quello cioè di scavare le sezioni verticali del terreno (o più semplicemente le buche) che mi avrebbero consentito la classificazione dei terreni dell’azienda agricola. Un problema peraltro lo dovetti affrontare.
Infatti, come mi raccontò Zenja, lei e le sue amiche avevano contribuito in maniera determinante alla posa della palificazione a sostegno della rete elettrica, che portava l’elettricità nel piccolo villaggio al centro del kolcos. Non era certa sul numero di pali posati, dopo avere scavato a mano il foro di oltre un metro di profondità per sostenere gli stessi, ma sosteneva con buona approssimazione, che il numero di questi non era stato inferiore ai 2.000! Il problema consistette quindi nel fatto che le sezioni verticali, che Zenja mi scavava erano perfettamente eguali a quelle che lei, nel corso di due anni, aveva predisposto per i pali della luce e quindi sì profonde come era necessario, ma terribilmente strette, tanto da sembrare aperte con una trivella. A parte la incredibile maestria e velocità di uno scavo tanto difficile, la sua angustia mi impediva il rilevamento delle caratteristiche del terreno in profondità, per cui di fronte al rifiuto di Zenja di predisporre la buca in modo diverso, mi dovetti arrangiare esaminando il terreno che veniva in superficie e cercando di vedere rilevare, alla belle e meglio, come si presentava il terreno in profondità.
Il lavoro lo finimmo in pochissimi giorni ed in quel kolcos potei fare una conoscenza particolare: un vero cacciatore di lupi. Era questi un personaggio particolare a metà tra cacciatore ed il bracconiere, sempre pronto a commettere ogni sorta di reati, specialmente furti, che aveva fatto della caccia ai lupi (che il governo allora pagava 1.500 rubli – circa 90.000 Lit di allora – per ogni testa del carnivoro, consegnata alle autorità preposte), la sua attività lavorativa. In compagnia di due cani spelacchiati e di un cavallo che trainava un piccolo carro con tutti i suoi averi, girava in lungo ed in largo la steppa, al seguito delle grandi mandrie che vi pascolavano, riuscendo in un anno ad abbattere 15/20 esemplari. Mi dissero che era un individuo pericoloso, da evitare di incontrare a tu per tu.
Il viaggio
Mestieri
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laureaPaesi di emigrazione
KazakistanData di partenza
1959Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Gli altri racconti di Bruno Bertolaso
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