Mestieri
pedologoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
KazakistanData di partenza
1959Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Proseguono i rilievi del pedologo Bruno Bertolaso nelle terre vergini del Kazakistan sovietico, nell’anno 1959.
Tornati a Kustanaj e valutato positivamente dalla dirigenza locale, il lavoro svolto fino a quel momento, ci venne assegnato un compito molto impegnativo e gravoso: la cartografia pedologica di un sovcos statale, tutto dissodato e coltivato a grano, della dimensione complessiva di ben 68.000 ettari. Il nostro gruppo venne diviso, dovendo appoggiare strutture già preesistenti sul territorio, io fui abbinato a Valja e Ngai a Tamara e ci dividemmo. Mi sembra giunto il momento di spendere qualche parola per la giovane collega, che avrebbe diviso con me la camera ed il difficile lavoro nella nuova destinazione del sovcos “1°Maggio”, lavoro che sarebbe durato quasi un mese, fino verso la metà di settembre di quel lontano 1959. Valja era originaria della città di Semipalatinsk, città situata all’estremo oriente della repubblica del Kasakstan, figlia di un pezzo grosso dell’Armata Rossa, dal quale, molto probabilmente, aveva ereditato un carattere fermo e per molti versi austero. Sotto le fragili sembianze di una sottile ragazza bionda e pallida, nascondeva un carattere di ferro ed un notevole carisma, che le consentivano di gestire con molta abilità e determinatezza tutte le difficili condizioni nelle quali ci eravamo venuti a trovare, nel corso dei quasi tre mesi di durata della spedizione. Era molto preparata tecnicamente ed io da lei ho potuto apprendere moltissimo, visto anche che negli studi universitari era avanti dal sottoscritto di un paio d’anni ed aveva già accumulato una buona esperienza in precedenti spedizioni pedologiche. Il suo coraggio e carattere erano emersi chiaramente durante la nostra permanenza nel kolcos “Ekaterina” quando, perso l’orientamento, aveva passato una notte all’addiaccio, dormendo tranquillamente in un letto, fatto frumento, in un territorio infestato dai lupi. Debbo confessare che la mia ammirazione per il suo coraggio e la sua determinazione, si era lentamente trasformato in una particolare forma di affetto, che, penso, abbia sfiorato l’innamoramento, sfumato, peraltro, una volta tornati nella “civiltà”, ma lasciando intatti la stima e l’ammirazione, che ho vivamente nutrito per una persona risultata veramente eccezionale! II primo grande problema, con il quale ci scontrammo nella immensa azienda agricola, oggetto del nostro lavoro cartografico, consistette nel non riuscire ad interpretare la cartografia tipografica, costituita da fotometrie aeree, molto recenti e precise, dal momento che tutta la rete stradale interna all’azienda, risultava completamente diversa da quella riportata nelle foto aeree. L’affannosa ricerca da parte nostra, delle cause di quanto potevamo constatare sul campo, si era subito scontrata con una diffusa omertà degli organismi dirigenti aziendali, che vedevano il nostro intervento tecnico sul territorio del sovcos, come una inaccettabile ingerenza nei loro più o meno limpidi affari.
Verso il 10 di settembre completammo i nostri rilevamenti e stendemmo le carte pedologiche preliminari dell’enorme complesso agricolo, mentre la mietitura era entrata nella fase di intensissima attività, con il villaggio centrale occupato interamente dai volontari, che erano arrivati in loco dai più lontani punti dell’URSS. Per due giorni 1’11 ed il 12 di settembre Vladimir, affiancato da due suoi colleghi girò in lungo ed in largo il sovcos, per verificare e controllare il nostro lavoro, che alla fine della ispezione, salvo per la questione, che ho ricordato sopra, venne valutato come ottimo. Dopo i saluti di rito, accompagnati, come prassi vuole, da qualche lacrima e da, mai mantenute, promesse di incontri e ritorni futuri, tornammo a Kustanaj.
Il viaggio
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