Mestieri
ricercatore, addetto all'ambasciataLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
CinaData di partenza
1983Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Dopo il Natale del 1986 in alcune delle più importanti città della Cina si accende la protesta degli studenti che chiedono un trattamento migliore, vitto e alloggio, nelle sedi universitarie. Non è la prima volta che accade, agitazioni si erano già registrate nell’ultimo decennio sotto la guida di Mao Tse-tung. E non è la prima volta che la polizia interviene per reprimere le agitazioni. Cesarano Catello, consulente dell’ambasciata italiana a Pechino, descrive e commenta gli avvenimenti sul suo diario.
Pechino Dicembre 27, 1986
Il periodo natalizio che di solito passa quasi inosservato è stato contrassegnato dalle proteste studentesche. Vi sono state manifestazioni, assemblee e cortei in numerose città universitarie, in particolare a Shanghai, Nanchino, Tianjin ma pare anche a Kunming e altre sedi universitarie. Difficile valutare la portata degli episodi, perché’ TV e stampa non ne hanno parlato con quell’esuberanza di dati e immagini che vi sarebbe stata in paesi occidentali Anzi la tendenza è di non parlarne per niente. Quel poco che si sa lo si deve arguire collezionando pezzi di informazione raccolti da testimoni oculari, da notizie di agenzia, dalla stampa di Hong Kong e da qualche cenno che appare sulla stampa cinese. Naturalmente non ci si deve aspettare che la stampa usi parole ed espressioni che in occidente sarebbero del tutto normali quali: “La polizia ha caricato violentemente il corteo disperdendo i dimostranti”. Secondo la stampa cinese, “la polizia, ha tentato gentilmente di persuadere i dimostranti a disperdersi, nel loro interesse e quello degli altri lavoratori che avendo trovato il traffico bloccato rischiavano di fa tardi sul lavoro. Visto però che alcuni sembravano refrattari alla persuasione delle parole, ha dovuto procedere con metodi “amministrativi”.
Al lettore cercare di capire di che genere siano i metodi “amministrativi”. “Un gruppo di studenti si è trattenuto davanti alla municipalità fino alle quattro cinque del mattino, finche’ non è intervenuta la polizia che preoccupata della loro salute (come è noto al mattino a quell’ora fa un freddo birbaccione), ha messo a disposizione delle automobili per farli riaccompagnare ai loro alloggi.” Da un punto di vista della cronaca, è interessante rilevare che già diversi mesi or sono erano apparsi degli articoli in cui si stigmatizzava il fatto che molti studenti non mostravano molta solerzia nello studio e che era ingiusto che anche essi beneficiassero di uno status (quello degli studenti) privilegiato, senza fare il dovere che lo stato che li mantiene da loro si aspetta. Questo tipo di messaggio potrebbe essere interpretato in due chiavi di lettura: una di critica ai figli di papà (o dei quadri che dir si voglia), che cominciano ad abbondare e che se la passano benino senza darsi troppa pena di studiare. L’altra che fosse un giro di vite di alcuni esponenti delle autorità scolastiche proclivi a un sempre più spinto autoritarismo. Dopo questi articoli ne sono comparsi altri, che lamentavano lo scarso conforto di cui godevano gli studenti nelle università, specialmente per quanto riguarda vitto e riscaldamento. Da controlli medici effettuati su vari studenti, risultava un numero abnorme di casi di disturbi alla vista o altri dovuti a cattiva alimentazione. “Casi di obesità tra studenti – dichiarava con tono compunto un articolo del China Daily,- sono rarissimi”. Poi sono cominciate le manifestazioni, e la stampa è stata zitta. Poi queste sono aumentate di intensità, e la stampa di Hong Kong ha cominciato a pubblicare reportage sempre più allarmati. La stampa nazionale quindi non ha potuto ignorare la cosa ulteriormente e sono cominciate le prime dichiarazioni, che non sembrano molte diverse da quelle che le autorità scolastiche e politiche di tutto il mondo rilasciano in simili occasioni.
Il primo tipo di dichiarazione è lievemente stizzito: “che c’è di strano che gli studenti organizzino dei cortei? L’hanno sempre fatto e poi la costituzione ne da loro il diritto, purché non si commettano delle irregolarità o atti contro la legge, come ad esempio ostruire il traffico”. C’è stato anche un tentativo di buttarla sul positivo: “ebbene si, gli studenti amano la democrazia, e questo è un segno del loro entusiasmo, e non si può non vedere con favore questo desiderio di miglioramento nella pratica della democrazia. Chi potrebbe dire che è una cosa sbagliata? Bisogna solo che vengano evitati certi eccessi, o che venga dato disturbo agli altri cittadini che hanno diritto di svolgere le loro attività senza intralci.” Con l’incalzare degli eventi gli articoli della stampa riflettono una preoccupazione autentica che rasenta un vero e proprio stato di allarme. Sono articoli che non parlano espressamente delle agitazioni studentesche, ma invitano genericamente a riflettere. Vi appare lo spettro delle agitazioni che hanno sconvolto la Cina nel decennio precedente la morte di Mao. Sembra di capire che anche se qualcuno potrebbe trarre profitto dalle agitazioni, (addirittura le avrebbe innescate cercando poi di pilotarle), la situazione potrebbe scappare di mano e diventare incontrollabile, cosa che nessuno in Cina può veramente desiderare in questo momento, in cui “anche se facendo errori” il paese è lanciato su un programma di riforme che può anche essere criticato, ma è sempre meglio del caos in cui stava sprofondando nel periodo della rivoluzione culturale. In tutta la vicenda si nota un tono complessivamente morbido. La polizia per quanto si sa, non ha calcato troppo la mano. Si è cercato il dialogo e la persuasione. In quanto all’esercito, si è mantenuto in una posizione defilata senza manifestare il proprio orientamento. Ma quale esattamente l’obiettivo della protesta giovanile? Un obiettivo di fatto è il miglioramento delle condizioni di vita all’interno dei campus universitari. E’ notorio che vitto e alloggio sono pessimi ed effettivamente tali da potere essere considerati nocivi alla salute. Vi è poi una richiesta insistente di maggiore democrazia. Ciò può essere inteso come una maggiore presenza dei rappresentanti degli studenti presso le istituzioni sia locali che nazionali, ma anche come una richiesta di miglioramenti nei programmi scolastici e nei rapporti coi professori. Il fatto è che da un punto di vista politico, questo tipo di dimostrazione può essere utilmente sfruttato sia da quelli che vogliono, con Deng, dare la maggiore possibile accelerazione ai programmi di ammodernamento delle strutture del paese, ivi comprese quelle scolastiche, come anche da quelli che vogliono dimostrare che un programma di riforme troppo accelerato può essere fonte di turbamento, malessere e disordine sociale. In ogni caso siccome ne’ gli uni ne’ gli altri hanno molto da guadagnare a spingere la tensione oltre un certo livello è ragionevole pensare che le dimostrazioni studentesche siano destinate ad acchetarsi. Ognuno poi potrà trarre le proprie considerazioni, perché’ questo tipo di protesta è un messaggio che un buon politico non può permettersi di ignorare, soprattutto in Cina, dove culturalmente la protesta è un evento sempre grave. Questo è stato l’evento che ha movimentato il Natale. Non vi è da credere però che le proteste degli studenti fossero molto appariscenti. Un sopralluogo all’Università avrebbe messo in evidenza una grande passione per il pattinaggio. Un laghetto che un tempo faceva parte del palazzo d’estate, brulicava di giovani pattinatori. Un segno curiosamente natalizio veniva dal negozio dell’amicizia, che nei giorni di Natale era stipato fino all’inverosimile da una folla soprattutto di giovani, che fotografavano divertiti un pupazzone con le sembianze di Babbo Natale, che faceva ciao ciao con la manina e da cui promanavano le canzoncine natalizie che infestano tutti i grandi magazzini occidentali in questo periodo.
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