Mestieri
operaiaLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1938Data di ritorno
1940Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Tra la fine del 1942 e l’inizio del 1943 la situazione del dominio coloniale italiano in Libia è definitivamente compromessa.
Alla fine del 1942 vi è la terza invasione degl’Inglesi e la ritirata degl’Italiani, a questo punto la mia famiglia, per non incorrere ancora in pericoli già vissuti, quando sono passate le colonne di camion Italiani, hanno caricato quello che hanno potuto e sono partiti per Tripoli. Questa partenza è stata molto sofferta, un po’ per dover lasciare l’abitazione e molto di più per il problema di dover dividersi da mio padre e Ivo, perché i militari avevano l’ordine di caricare solo le donne e i bambini, in questo modo la famiglia si divideva sempre di più.
Dopo un mese circa, è passato il resto della truppa e per i militari Italiani cominciava già a scarseggiare il cibo, qualche regola erano costretti a metterla da parte. Hanno fatto la proposta a mio padre e mio fratello che se avessero accettato di darle gli animali che avevano, maiali e polli, avrebbero caricato anche loro due. Non se lo sono fatto dire due volte, l’unico pensiero ormai era di salvarsi e raggiungere il resto della famiglia che dopo la partenza non avevano più saputo nulla.
Durante il tragitto per Tripoli hanno passato dei brutti momenti, hanno visto dei camion rovesciati, portavano dei civili ed erano tutti uccisi o bruciati. Erano tutti coloni scappati anche loro come aveva fatto mia madre con Azzurra, Ada, Rodolfo, e la sua bimba Marta, erano stati assaliti, molto probabilmente, dagl’Arabi. Hanno guardato un po’, con tanta paura, se riconoscevano qualche indumento familiare qualche oggetto riconoscibile, fortunatamente erano riusciti a passare indenni fra tanto pericolo. Dopo due giorni si sono trovati tutti assieme a Tripoli, erano stati sistemati provvisoriamente in scuole chiuse. […]
È da questo periodo che cominciò l’attesa del rimpatrio che durò sino ai primi di gennaio del 1943. Era stata messa a loro disposizione una nave della Croce Rossa. I coloni che volevano rientrare, potevano approfittare, però, anche in questo caso, prendevano a bordo solo le donne i bambini e i militari feriti, perciò anche in questa occasione, mio padre e Ivo, erano costretti rimanere là per il possibile richiamo alle armi, mio padre aveva da poco compiuto quarantasei anni, Ivo ne aveva diciannove e mezzo. Hanno dovuto tenere i loro indumenti e cose personali, sono andati al porto con gli altri per salutarli, ma la fortuna li ha aiutati ancora, sono riusciti a salire a bordo eludendo la sorveglianza del personale. […]
Il viaggio di ritorno è stato è stato diverso da quello dell’andata, sotto tanti aspetti, anche se si avvicinavano al loro paese che tanti pensieri aveva dato per lasciarlo la realtà adesso era un’altra. Non c’era il fisarmonicista che tanti ha fatto ballare all’andata, c’erano dei ragazzi giovani militari, partiti da casa loro in ottima salute e ritornavano feriti e ammalati per volere non suo ma di altri che certamente si trovavano al sicuro. Tante famiglie dimezzate come la nostra. Mio fratello Irio era in Inghilterra, io ero ancora in colonia ad aspettarli, perché la guerra non è durata solo alcuni mesi come ci avevano detto. il Duce pensava di allungare lo stivale in poco tempo ma è andata male e le cose si sono cambiate.
Il viaggio
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