Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
diploma magistralePaesi di emigrazione
Libia, EritreaData di partenza
1933Data di ritorno
1942Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Dalla nave Vulcania che la ricondurrà in Italia, Danesi contempla la costa africana e medita sugli anni trascorsi nelle “province dell’Impero”.
Su un grande zatterone scortato, sotto il torrido sole del tropico, fummo rimorchiati sotto i possenti fianchi della nave. Musica, acclamazioni, battimani. Lagrime di gioia e gocce di sudore, ci bagnavano il viso sfatto, sotto l’ultima emozione di prigionieri. La patria era là, su quella bella nave bianca e immota al largo di Berbera. La patria sognata in pieno deserto africano, sognata ad occhi aperti, fra le sterpaglie e gli alti termitai e i visi feroci degli indigeni, che ci fuggivano nella corsa della camionetta, la patria nostra era là, sulla nave bianca e gentile. Finalmente liberi: italiani fra italiani.
Il caldo di Berbera è straordinario ed in tutto simile a quello di Massaua. La notte non reca sollievo: inoltre la nave restò ferma per 10 giorni e il sole le arroventava alternativamente i fianchi.
Berbera, bianca, piccola, accecante era là. Per dieci giorni la contemplammo. Mi ricordava Massaua, mi ricordava Suez e porto Said, tutti porti africani, tutte terre conosciute e un poco amate. Per dieci giorni contemplai l’ultimo lembo di terra africana. Per circa nove anni vi ero vissuta e avevo ad essa prodigate le mie più giovani energie. Ora non più: non più colonie per l’Italia vinta, non più possibilità di vivere e di lavorare e di fecondare terre abbandonate per i troppi italiani, chiusi nella piccola e graziosa penisola. Non più: bisognava ritornare, e salutare, quasi certamente per l’ultima volta, luoghi vivi della nostra vita.
Il viaggio
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