Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
ArgentinaData di partenza
20.11.1955Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)È finalmente giunto il giorno della partenza per l’Argentina, e la famiglia Barbano è pronta a imbarcarsi, a Genova.
Intanto si avvicinava la data della partenza, prevista in un primo momento per settembre, ma dovuto alla mia poco opportuna scarlattina, si dovette rimandare per il 20 novembre 1955. Quando tutta la famiglia fu in buone condizioni di salute ci mandarono a Genova per fare la visita medica ai fini di ottenere l’autorizzazione per partire. Pure ci vaccinarono contro non so che malattia. Passò il caos della spedizione dei bagagli e arrivò il giorno della partenza. Nel viaggio in treno tra Torino e Genova ci accompagnarono alcuni parenti con sentimenti contrapposti: il rallegramento per un futuro più prospero ma d’altra parte la tristezza di non vedersi almeno durante i seguenti due anni.
Di Genova ricordo molto bene l’impressione che mi fece il porto in genere, la grandezza della nave, la quantità di gente indaffarata lungo il molo. Ricordo pure nitidamente di aver visto per la prima volta un uomo, certamente argentino, vestito con abito e cravatta ma sopra la giacca portava uno strano scialle che teneva fero con le due braccia: un tipo di “poncho”. Devo confessare che mi sembrò completamente ridicolo: come poteva coprirsi dal freddo con quello scialletto, invece di usare il cappotto?
La nave sulla quale ci dovevamo imbarcare era il Giulio Cesare, gemella dell’Augustus, le navi più grandi di quel momento della linea Italia. Appariva moderna, bellissima. Il momento della partenza fu commovente, per la prima volta mi si stringeva il cuore. La sensazione di distacco che provai in quel momento ho continuato a sentirla ogni volta che un’imbarcazione si allontana da un molo, anche in un viaggio di piacere. Il fatto di vedere che la terraferma si stacca lentamente e l’imbarcazione prende il largo continua a provocarmi un senso di tristezza, di nostalgia, alla quale ancor oggi non posso sottrarmi. Senza parlare del suono insistente e quasi lugubre delle sirene.
Il viaggio
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