Mestieri
analistaLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
SvizzeraData di partenza
1943Data di ritorno
1945Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Temi
Lea Ottolenghi nel 1938, quando il fascismo emana le leggi razziali, aveva 17 anni. Lea racconta, ricorda, ripercorre e scrive. Le persecuzioni, il terrore, la diaspora familiare, la fuga prima a Firenze e poi in Svizzera. E l’unica luce in quegli anni oscuri, l’inizio della storia d’amore lunga una vita con Gastone Orefice. Le sue memorie Lea, nata a Livorno nel 1921, le comincia proprio con il racconto spensierato del giorno in cui incontra quel ragazzo che diventerà suo marito. Giovane ebrea lei, giovane ebreo lui, destinato a una brillante carriera giornalistica, iniziata scrivendo per Il Tirreno e proseguita come corrispondente Rai, prima a Parigi e poi a New York. Dopo le leggi razziali la vita degli Ottolenghi viene sconvolta. Il padre di Lea si ammala, nel 1941 muore e alla famiglia non basta sfollare nelle campagne, dormire nei granai tra Bolgheri, Catiglioncello e Volterra, non basta modificare i documenti o falsificarli. La minaccia della violenza fascista e nazista incombe sulle vite di tutti. Lea e Gastone decidono di fuggire dal livornese. Nel 1943 arrivano insieme a Firenze, accompagnati da altri parenti e da un gruppo di ebrei labronici posti in salvo grazie alla “rete” organizzata dall’Arcivescovo di Firenze, Elia dalla Costa. Gastone e il fratello Vittorio (che diventerà un noto giornalista parlamentare) riusciranno poi a raggiungere il Sud Italia liberato dagli Alleati. Lea, che a Firenze con la sorella trova protezione presso le Suore Stabilite nella Carità a Monticelli, resta nascosta fino alla partenza per la Svizzera, raggiunta insieme alla madre grazie all’uso di carte d’identità “prestate” da giovani coetanee fiorentine. In Svizzera, nel campo di accoglienza, le attendono privazioni e una vita segnata da condizioni igieniche e sanitarie drammatiche. Ma quel che pesa maggiormente a Lea è aver perso le tracce dal suo Gastone. La lontananza del grande amore la ossessiona a tal punto da indurla a scandire i giorni del suo diario con un’invocazione, ripetuta per tutti i quindici mesi che trascorre in Svizzera come profuga: “Se ci fosse Gastone…” lamenta a ogni pagina. Gastone tornerà a esserci, alla fine del conflitto, dopo la Liberazione, quando anche Lea potrà rientrare in Italia, riabbracciarlo, sposarlo, e prepararsi a vivere insieme a lui i successivi 60 anni di vita.
Il viaggio
I racconti
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