Mestieri
ingegnereLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
OlandaData di partenza
1960Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Pierfederico Testi, ingegnere emigrato in Olanda nel 1960 per lavorare all’Euratom, racconta gli obiettivi dei progetti ai quali collaborava.
Mi ci vollero parecchi giorni per poter digerire il pensiero di riprendere, per un tempo ancora del tutto indefinibile, la vita da solo. Poi, un po’ alla volta, la curiosità e l’interesse suscitato dal progetto che dovevo seguire, riuscirono ad attenuare, almeno nei giorni di lavoro, il senso di depressione che si stava impadronendo di me.
Attraverso la documentazione che, fino a quel momento, era stata presentata all’Euratom, mi feci abbastanza presto un’idea del progetto che si andava sviluppando.
Arrivando a Petten, portavo con me molto dello scetticismo accumulato nelle visite precedenti. Ma là le cose andavano diversamente.
L’esperimento era ben condotto e soprattutto era mirato a due importanti risultati: il primo era il rilievo dell’andamento del flusso dei neutroni in punti vicinissimi tra loro, per determinare gli squilibri che si generano nei punti singolari della matrice, per esempio dove la geometria del combustibile è modificata dalla presenza degli alloggiamenti delle barre di controllo. Questa sperimentazione doveva permettere di aumentare il flusso medio, senza che si verificassero punti caldi nelle barre di combustibile. Era lo stesso scopo che si cercava di ottenere con il loop di Eindhoven, ma questa volta il problema era visto dalla parte del combustibile e non da quella del refrigerante.
L’altro scopo era la sperimentazione di una vera novità: il veleno consumabile (burnable poison). E questo mi parve estremamente interessante.
L’ossido di uranio arricchito, veniva miscelato, prima della preparazione delle pastiglie sinterizzate, con sferule microscopiche di carburo di boro. La reattività della carica di combustibile, molto elevata all’inizio, per l’elevato arricchimento dell’Uranio, veniva abbassata dall’effetto assorbente del boro. Via via che l’U235 si consumava, e quindi in pratica diminuiva l’arricchimento, diminuiva anche l’assorbimento dei neutroni perché anche il boro si consumava gradualmente. In questa maniera la reattività del Core si manteneva invariata per lungo tempo, prolungando la vita della carica di combustibile.
Il controllo della reattività con i veleni neutronici era già nota, ma si effettuava dosando continuamente un composto solubile di boro nell’acqua refrigerante.
Il metodo di introdurre il veleno in forma solida nel combustibile, mi parve un metodo molto promettente, specie per gli impieghi nei reattori navali, perché la conduzione del reattore ne risultava semplificata e spariva la possibilità che si verificassero errori nel dosaggio del veleno.
Finalmente, con mio grande sollievo, potei mandare una relazione favorevole al mio ufficio di Bruxelles.
Il viaggio
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