Una nuova casa

Con il passare degli anni, vari furono i viaggi per l’Italia, anche in compagnia dei bambini già adolescenti e poi adulti.

Oswaldo ebbe un lavoro nell’Istituto del Caffè a Milano per rimpiazzare un amico… Ci fermammo per più di un anno. I ragazzi impararono l’italiano un pò meglio e studiavano a Como. Passarono dei giorni con la bisnonna di Livorno che li conobbe meglio e ne fu molto felice.

Io rividi gli amici e il consorte conobbe buona parte dell’Italia, ricordo che rimase incantato con la piccola e bellissima Assisi, ma abituato a tutto grande e spazioso non si sarebbe mai abituato a vivere in un altro paese che non fosse il Brasile. Fra i due paesi non esiste la possibilità di fare un paragone. Tornammo in questa mia seconda patria che era appena scoppiata una rivoluzione (il colpo di Stato militare del 1964, ndr), il porto di Santos era occupato da truppe armate, la dogana rigida e noi con tanti bauli! Portavamo pure un nuovo cane per rimpiazzare Satan che ormai era morto. Arrivammo con uno Schnauzer gigante, di sei mesi, barbutissimo, assomigliava a Fidel Castro. Era bellissimo, era il primo della sua razza che metteva gli zamponi in Brasile, osservava in cagnesco, tutti quei giovani armati, lo sguardo era ricambiato e diffidente. Un cognato venne a prenderlo e non fu molestato alla dogana. Nessuno si avvicinò. Né ebbero il coraggio di esaminare i suoi certificati di salute. Veniva dal canile “dei diavoli neri” e fu molto rispettato. Dopo molte ore di dogana arrivammo finalmente a casa.