Mestieri
bracciante, garzone, muratoreLivello di scolarizzazione
terza elementarePaesi di emigrazione
Francia, Gran Bretagna, Guyana FranceseData di partenza
1896Data di ritorno
1907Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Giunto a Carlisle, in Inghilterra, e accolto con simpatia dal suo datore di lavoro, Orlando Tonelli chiede il permesso di andare a salutare altri emigrati fivizzanesi impiegati presso di lui.
Io, il mio desiderio era di salutarli [gli altri emigrati da Fivizzano, Ndr] da parte dei suoi genitori, ma nel medesimo tempo era quello d’avere spiegazione sul lavoro che mi sarebbe stato posto fra qualche giorno. E scendendo in fretta le scale, li trovai la seduti al suo lavoro, che appena vedutomi mi salutarono e dopo i viceversi nostri complimenti mi darono le seguenti spiegazioni… Vedi, mi disse, questi sono il pasto si puol dire di questa nazione, mi mostrò una cassa di cinquanta chili piena di pesci, che il padrone faceva venire da Glasco [Glasgow, Ndr], dov’è un porto che vi fanno della gran pesca, sopra tutto le grosse golette che vanno l’ongi dal detto porto, ritornando poscia cariche di detti pesci, noi dobbiamo semplicemente, essendo come li vedi spaccati e sotto sale, prenderli a uno a uno, e levargli quella peliccia nera che ci rimane dentro, come vedi questa, ecco ora che l’hò levata, si mettono in questa mastella e stassera dopo averli ben lavati, dalle quattro pomeridiane a mezzanotte si friggono, essendo questo, il tempo che ne richiedono mangiarli. Questo (continuava) è un barile pieno di patate che sta a vedere, si prende questi coltelli aposta per solo grattargli via quella prima pelicciola di sopra (mentre son quasi pulite) e dopo si lavano a due o tre acque a un bastone rovesciandole da pulirsi bene, una volta pronte, come vedi questa, si passano sotto ad una machinetta che divide in tante parti questa in un bugliuolo, che sotto di essa vi resta come recipiente, indi si fanno come i pesci friggere e si vendono in dette ore. Io non volsi altro, vedendo che non avevano finito di pelare le patate, mi feci dare anchio un grembiule e mi misi a provare se riuscivo. Ed infatti riuscivo benone, che dopo dieci menuti ne scendeva il padrone […] e vedendomi a lavorare come se fossi venuto già da sei mesi, rimase un momento muto con quel dolce sorrisino, e poi chiamato quel signor che ne vense a prenderci alla stazione si avicinarono dicentogli il padrone col suo dito verso di me: Questo ha una buona volontà, che senza tante chiacchere fa dei fatti, mettendomi una sua mano leggiera sulla testa mi disse – bravo – e se ne andiede.
I miei compagni mi portarono tosto al banco della botega, a farmi assaggiare i gelati, ed altre paste che si vendeva, indicandomi i nomi di tutta quella roba in inglese, e giungendo in quel momento dei fanciulli, che volevano un soldo di gelati, potetti osservare anche a servir quella – escrim [ice cream, Ndr]- cosi li chiamano […]. Io intanto servivo quei ragazzetti che appena le sue mani possedevano quel soldino correvano ai dolci e quando non capivo gli mostravo col dito il recipiente di vetro dai confetti, il bussolotto della crema fintanto che non indovinavo, la quantità la sapevo perché si usa gettare il denaro appena entrati. Il padrone che ritornava mi disse bravo per la seconda volta, ed avicinatosi a me mi disse quanto ne avevo venduto, gli feci allora osservare nel casetto circa un scellino. Li conosci i soldi? disse poi. I cinque e i dieci centesimi sì, risposi: allora cavatosi di tasca, non essendocene ancora nel detto cassetto, una certa quantità di monete, mi dava tutte le minute spiegazioni del valore dei suoi nomi, dicendomi poscia che mi preparassi, dove nella sera stessa, ma avrebbe accompagnato nella sua bottega di più commercio, essendoci tre soli garzoni Che non erano sufficienti, aggiungendo poi. Ora vedo che hai buona volontà e sai qualche cosa ti mando la, cosa che non capirai ci sarà un tuo compagno di Fivizzano che ti insegnerò a lui, e poi anche gli altri vedrai che ti impareranno presto, io contento mi presi la mia roba e quando fui pronto il Luigi preso una vettura, e mi portò in Blacfraestrit [Black friars street, Ndr]. Salutai di nuovo il compagno ma non c’era più tempo da perdere perché la bottega già frequentata di gente di tutte le età, bisognava servire. […] Si vendeva sigarette, sigari, confetti di tutte le qualità, i soliti gelati, purzioni di piselli cotti, che si facevano cuocere lì medesimo, gazzosa, carte da scrivere, paste dolci, ecc. di lì poi andavano a fare un giro per i bar di birra e dopo aver ben bevuto sovente ritornavano anche verso le 11:30, lanciando sopra il banco quelle monete come se l’avessero trovata, comandavano raucamente pesci, fesc, oppure patate fritte, ceps, si ci portava, era più quello che dall’ubriachezza gettavano, che quello che mangiassero, ma noi poco ci importava perché era nostro interesso ricomandandone alquanto prima. Invece le famiglie dabbene, mandavano il figlio o la figlia, col suo piatto ricoperto di un bianco tovagliolo a comperarne quella dozzena necessaria per mangiarla in sua casa.
Il viaggio
Mestieri
bracciante, garzone, muratoreLivello di scolarizzazione
terza elementarePaesi di emigrazione
Francia, Gran Bretagna, Guyana FranceseData di partenza
1896Data di ritorno
1907Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Gli altri racconti di Oreste Orlando Tonelli
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