Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
NicaraguaData di partenza
1990Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Cesare Ciacci è appena arrivato in Nicaragua, nel 1990. Ad attenderlo Giovanni, membro dell’organizzazione non governativa al servizio della quale Cesare ha deciso di trascorrere alcuni mesi.
Marzo, martedì 20: arrivo a Managua
In strada non c’era l’aria condizionata, e la vampata di caldo appiccicoso che ricevetti, oltrepassata la soglia di quell’ambiente protetto, fu di quelle che mozzano il fiato. Anche la macchina, lasciata sotto il sole, era pronta per la prima rosolatura quotidiana. Comunque mi accomodai bellamente in quella Honda Civic, mai vista prima in Italia, che partito Giovanni sarebbe stato il mio carro ufficiale.
Ancora nel piazzale dell’aeroporto cominciai a tempestare Giovanni di domande e subito capii che una caratteristica principale del suo carattere era la pazienza.
“Dove siamo rispetto al centro, da che parte è la casa, ma è sempre così caldo, perché tutte queste bandiere rosse e nere, quelli sono gli autobus, e tutta questa gente a piedi dove va?”
Furono alcune delle domande che mi ricordo.
Ho ancora poi distintamente negli occhi i nove chilometri della carretera Norte fino al presunto centro della città, dove strutture scheletriche e fatiscenti di cemento armato testimoniavano il distruttivo terremoto che nel 1972 lo rase al suolo.
In quella larga strada il traffico era principalmente costituto da camion, carri a cavalli o scassatissime automobili. Fui colpito di quanto gli autobus traboccassero di gente, che pur di non perdere il passaggio, non esitava ad accomodarsi, con tutte le ceste, i sacchi e gli scatoloni che si trascinava dietro, sul tetto del mezzo.
Ai lati della strada, ma ad una certa distanza, ebbi il primo esempio di baraccopoli: stradine non asfaltate vi si dirigevano, e carcasse di ogni tipo, copertoni abbandonati e macerie in genere lo ingombravano. Ogni tanto però appariva una fabbrica, un albergo o uno spiazzo verde.
Questa mi accorsi era la caratteristica di Managua, una pelle di leopardo dove tutto conviveva: dai quartieri residenziali alle case di cartone, dai ministeri ai mercati popolari, dalle case distrutte e mai ricostruite ai campi dove pascolavano vacche e cavalli. Il tutto in uno spazio geografico senza baricentro.
Il viaggio
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