I missionari

Camminando faccio un’altra scoperta: la ferrovia! Ma, calma gente, sono appena 30 Km. E non si sa dove vada. Parrebbe a prima vista la ferrovia del Far-West, ma è anche peggio: un solo striminzito binario incastrato in una vegetazione che più bella e più verde non si può e un trenino che vi passa lentamente e pare voglia lui da solo scansare cani e bambini, uomini e donne assolutamente indifferenti al suo passaggio; tutti aspettano pacifici un buon quarto d’ora come se aspettare fosse la cosa più normale del mondo e non hanno nessun pensiero che possa succedere un incidente per tanta incuria!

Dopo la ferrovia mi attende la sorpresa della superstrada, larga, bella, a due corsie, asfaltata finalmente. Anche qui si ripete la scena della ferrovia: tutti l’attraversano con la più assoluta calma; scansare treni e macchine e camion deve essere un passatempo gradevole per i bahiani! Potrebbe anche essere un pensiero gradevole se a monte di tutto ciò non ci fosse l’altra amara verità di questa gente: sono ormai talmente indifferenti ad essere rispettati nella loro dignità di uomini che non si accorgono dei soprusi subiti ogni giorno! È cosa quasi normale essere investiti da un treno o da un camion! Inorridisco ed imparo un’altra lezione di vita e capisco come debba essere difficile il compito dei miei amici missionari: cercare di ridare loro identità ed autonomia per farli tornare uomini e uomini figli di Dio! Capisco come non sia facile e capisco anche le loro stanchezze fisiche e spirituali. Mi sento onorata di stare loro vicina per un mese, orgogliosa di esser amica di Renzo da una vita!

A onor del vero devo anche registrare una nota di costume che non ha niente a che fare con la questione dei popoli oppressi: i brasiliani dicono che gli italiani si riconoscono da come camminano e ci credo! Io e Renzo sembriamo due trottole in un mare di nere palline che vanno placide placide e non si spostano e non si affrettano neanche…