Mestieri
commessaLivello di scolarizzazione
frequenza scuola media superiorePaesi di emigrazione
BrasileData di partenza
1971Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Bahia rivela le sue miserie e le sue bellezze a Luigia Paoli, che scopre la città passeggiando in compagnia di Renzo, un prete missionario che opera tra i poveri.
Viaggiando incontriamo ancora gli alagados più fatiscenti di quelli visti martedì. Renzo con i suoi strani itinerari non esattamente turistici è spietato. Non mi risparmia nulla ma io gli sono grata di ciò e non lo benedirò mai abbastanza per avermi impartito la più gran lezione della mia vita. Come dire un corso universitario degno dei migliori istituti, carico pieno zeppo di verità vere… e non mi chiede la tesi! Spera che mi laureerò da sola. Lo spero anch’io nonostante oggi sia piuttosto sconvolta da ciò che ho visto ed imparato dal vivo. Renzo quando mi vede sconvolta è contento. Valli a capire gli amici! Lo capisco invece anche troppo bene. Come dice lui “il Brasile ti ferisce e le sue ferite rimangono”. Mi si stringe il cuore, ma sono contenta di avere “visto” anche oggi una parte del “tutto”. Credevo che la giornata fosse giunta al termine o per lo meno che il mio corso universitario fosse sospeso e invece il mio viaggio nell’anima e nei quartieri di Renzo prosegue regalandomi non poche sorprese, alcune anche piacevoli.
La “corriera stravagante” si inerpica su per le colline di Bahia, quasi una scalata nella miseria, sempre con catapecchie che a chiamarle case ci vuole coraggio. Io le chiamo cattedrali della miseria, ma potrei chiamarle reggie perché solo qui abitano e vivono i veri Re preferiti da Dio. Davanti a loro mi viene voglia di inginocchiarmi e di chiedere loro scusa perché siamo noi in fondo, anzi fin dall’inizio che abbiamo rubato pane e dignità. Fa bene Renzo a chiamarli fratelli. Osservo le persone: c’è una sorta di dignità in questo quartiere, anche un tentativo di pulizia in spregio al cattivo governo della città che da secoli non mette né fognature né acqua, ne le minime attrezzature per la dignità e l’igiene delle famiglie che vi abitano. Si vede subito che è un bairro popoloso. Ma quale bairro è deserto se la maggior parte della popolazione di Bahia è tutta arroccata su queste scoscese colline, lasciando la pianura e la costa tutta ai signori dei grandi alberghi, dei bei e puliti e larghi viali, dei grandi palazzi dove alberga solo un potere sudicio e corrotto?
Popolo mio che male ti ho fatto? dice una preghiera antica del venerdì santo. Qui è sempre venerdì e mille invisibili croci ci circondano. Mi sembra che da quando sono in Brasile io non abbia fatto altro che via crucis con infiniti Calvari e troppe madri ai piedi delle croci…
Finché scopro il Paradiso e devo dire che Renzo è regista perfetto nel farmi stupire. Scendiamo dall’autobus e vedo che siamo nel punto più alto della immensa parrocchia dei miei amici. È uno slargo molto ampio dal quale partono tutte le strade per i nostri bairros.
È una specie di piattaforma con di fronte il mare! Uno spettacolo unico a vedersi in quest’ora che “volge al tramonto”. A me “intenerisce il cuore”. Renzo sogna ad occhi aperti: si immagina qui una chiesa per una vera parrocchia per le centoventimila anime, molto delle quale difficili da conoscere e seguire sperdute come sono in ben 15 bairros! Di fronte a tanta struggente bellezza di sogno e di cielo e di mare, io faccio dentro di me due capriole d’allegria e mi viene spontanea la preghiera del Magnificat: L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in te, mio Salvatore!
Il viaggio
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