Mestieri
insegnanteLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
CinaData di partenza
10.1936Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gian Paolo ha undici anni, e vive con i genitori e una sorella e un fratello più piccoli a Milano.
Fu in quel periodo che giunse l’incredibile, strabiliante notizia portata una sera da mio Padre, al rientro dal lavoro; la Società per la quale lavorava gli proponeva di recarsi, con un interessante e ottimo contratto, nella sua qualità di tecnico qualificato e competente con mansioni direttive in un lontano, anzi lontanissimo, Paese dell’estremo oriente in seguito ad un accordo stipulato fra quel Paese e un consorzio di Società italiane, fra le quali quella dove lui lavorava, per un periodo iniziale di alcuni anni, che avrebbe potuto prolungarsi nel tempo se questo rapporto di collaborazione si fosse dimostrato di totale soddisfazione per ambo le parti.
Rimanemmo tutti sorpresi e senza parole, ma un attimo dopo io, dentro di me, esultai; non potevo credere: se i miei avessero accolto quella proposta, tutto ciò che in quegli anni avevo letto sui miei libri preferiti, che mi aveva affascinato e fatto sognare su paesi lontani, su luoghi esotici e misteriosi, su località e popoli diversi e sconosciuti, stava forse per divenire una realtà, per me… per noi!
In quel momento Verne e Salgari mi sorridevano, ammiccanti, dalle pagine dei loro libri.
Non ne fu altrettanto entusiasta mia Madre: direi piuttosto che la notizia la sconvolse: come poteva, lei, abbandonare quel suo mondo nel quale si era inserita non senza fativa, costruendo, giorno dopo giorno, la sua vita, sempre con la mente rivolta ai luoghi della sua fanciullezza, ormai lontani? […] Cosa le avrebbe riservato quel viaggio? Quel mondo lontano, totalmente sconosciuto che, fino a quel momento, ricordava di averlo distrattamente notato solo sulle carte geografiche, o di averne letto in qualche pagina di romanzo, o di qualche rivista, o sentito parlarne nel corso di qualche trasmissione radiofonica… come avrebbe potuto , lei, farlo suo quel mondo, come aveva fatto suo quello della città nella quale ora viveva? E poi: la lingua…! Come avrebbe potuto farsi comprendere dalla gente… quale lingua avrebbe parlato….?! Erano lontani, ormai, gli anni in cui, a scuola, aveva studiato il francese….!
Ma poi, laggiù il francese chi lo conosceva…?
Insomma…! Si trattava, niente di meno che, di andare in CINA! […]
Alla fine la grande decisione venne presa: mio Padre ci avrebbe preceduti per predisporre la casa e tutto il necessario per il nostro arrivo, aiutato dalla Società; noi lo avremmo raggiunto quando tutto, o quasi, fosse stato pronto per accoglierci. Non starò ora a raccontare come la preparazione per la sua partenza, prima, e la nostra, dopo, si svolse. Tutto si compì bene, con ordine, pur nella confusione e nell’agitazione del momento. […] Poi lui sarebbe partito: e così fu. Lo accompagnammo a Genova, alla stazione marittima; uniti, in lacrime, lo guardavamo dalla banchina. Lui era in alto rispetto a noi, lassù sul ponte. Emozionato ci salutava con la mano, in mezzo a tante altre persone, emozionate forse come lui, che come lui salutavano. Ma noi vedevamo lui solo. Poi il suono profondo delle sirene di bordo ci riscosse, togliendoci dal nostro momentaneo stordimento; sollevate e ritirate le scale di bordo, raccolte le grosse cime, la nave cominciò a muoversi, trainata dai rimorchiatori, allontanandosi dalla banchina, lentamente.
Il viaggio
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