Mestieri
medicoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
BurundiData di partenza
2014Data di ritorno
2014Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Giuseppe Novelli, chirurgo, lavora da alcune settimane in un ospedale del Burundi per prestare servizio volontario.
31 ottobre
Resto un po’ e salto il pranzo, aiuto Benjamin a fare un cesareo (il quinto dalla mattina), poi mi chiamano per un prematuro con 5 giorni di vita, occluso. Pesa 1900 g. Liquido fecaloide dal sondino naso-gastrico, sonda rettale muta. Alla radiografia dell’addome franchi livelliidroaerei, non segni di perforazione o di enterocolite necrotizzante.
Non mi sento di ammazzare un prematuro portandolo in sala, in quelle condizioni è un infanticidio. Iniziamo la parenterale.
La neonatologia è un’accozzaglia di lettini, tutti vicini, credo che ci sia una quantità di scambi in culla impressionante.
1 novembre
Il piccolo oggi ha 6 giorni ma non pare granché migliorato, ancora ristagno, alvo chiuso, addome disteso. Non segni di peritonismo. Decido che se si perfora lo apro, costi quel che costi. Altrimenti proseguo con parenterale.
2 novembre
Mi sveglio tardi, penso sempre al neonato. Mi vesto da ospedale e vado.
I miei colleghi neri non sono ancora arrivati. Il piccolo non accenna a migliorare, si è sfilato il sondino naso-gastrico (non so come abbia potuto fare), dall’ano solo muco.
Oggi ha 7 giorni.
3 novembre
Mi sveglio con un sonno della madonna.
Piove che la manda da ore.
Ospedale.
Faccio il giro che è una tortura cinese, infinito come sempre e straziante. Il capo vede il neonato, oggi ha 8 giorni.
Mi chiede se ho intenzione di operarlo e rispondo di si.
Si programma tutto per le 13.30.
Io aspetto invano alle 10 l’arrivo della nera acculturata per andare al mercato ma lei non si presenta. Il capo la chiama e lei declina perché c’è troppo fango. Mah, avrebbe potuto avvisare.
Il pranzo è lesto per iniziare l’intervento. Io non amo la chirurgia pediatrica perché non sopporto la sofferenza di un innocente. Accetto che uno soffra se sta male, se uno ha vissuto almeno un pezzo della propria vita ma nascere e soffrire così, con un’occlusione intestinale, senza una mamma, in Burundi, no cazzo. Non capisco perché.
L’innocente non merita il dolore,
puro è il suo sangue e santa la sua forma.
L’innocente non ha pensieri malefici
ed è la vera immagine di Dio anche su questo pianeta.
Chiamo a sostegno avi e Onnipotente,
che guidino la mia mano e prima il mio pensiero.
Caccio un sospiro e rifuggo una lacrima.
Ora sono ghiaccio e sintesi,
nella tecnica sfogo il magma del mio petto
e lo trasformo in azione.
Il piccolo aveva un’ atresia di una discreta area del tenue. Resezione dell’area ipogenetica, anastomosi latero-laterale manuale monostrato su un intestino sottile come carta velina, tra monconi con una differenza bestiale di calibro.
Il piccolo è un torello, ha subito ottimamente l’anestesia.
Ogni millimetro del suo corpo vuole vivere a tutti i costi.
Spero solo che ci riesca.
Il capo si è fatto un po’ prendere dall’ansia, ha sparato minchiate come sempre ma alla fine due punti in fila è riuscita a metterli.
Ora tocca superare la prova peggiore per un chirurgo: attendere.
4 novembre
Il ragazzo oggi ha 9 giorni ed è ancora vivo. Non si scarica ma l’addome è trattabile, non vomita, no febbre.
5 novembre
Caldo. Ho imparato a dormire senza coperta, ho solo il lenzuolo. Stanotte però per timore delle pulci ho tenuto su i calzini.
Ospedale.
Il ragazzo ha ormai 10 giorni. Oggi inizia ad alimentarsi. Ho il timore che l’anastomosi non funzioni. Speriamo
6 novembre
Il ragazzo ha 11 giorni, stanotte ha vomitato 2 volte, ha un po’ di febbre. Non è finita.
Ho chiesto alle suore se non si potesse pensare di adottarlo. Mi hanno detto che se ne occupano le suore di madre Teresa, a Bujumbura e basta. Loro potevano fino a 20 anni fa ma poi hanno avuto dei problemi legati all’ambiguità di certi genitori adottivi. Sono scosse, dicono che non possono permettere che si alimenti la prostituzione o il traffico di organi.
C’è chi pratica il business delle adozioni di piccoli come il ragazzo di 11 giorni, per gli organi o per la prostituzione.
Io non riesco a concepirlo. Lo stesso che lotta per la sua vita senza avere ancora coscienza di sé, per alcuni è una specie di serbatoio biologico di tessuti utili, una specie di latta di olio di colza, col quale cucinare, alimentare motori, lavare i capelli, ecc…
7 novembre
Anche se mi hanno chiesto di visitare 2 persone, l’ospedale oggi è lontano.
Penso solo al ragazzo che ha 12 giorni.
8 novembre
Il ragazzo ha 13 giorni, vado in ospedale.
La pancia è morbida, fa la cacca, non vomita, si alimenta attraverso il sondino, diuresi ok, la ferita non si è ancora infettata.
9 novembre
Domenica. Il ragazzo ha 14 giorni. Non so se andare a trovarlo. Presto mi dovrò allontanare e non ha molto senso che gli faccia una visita di “cortesia”. Clinicamente, se ci saranno variazioni, mi informeranno.
Il ragazzo di 14 giorni si chiama Sedrick. All’improvviso hanno trovato la madre ed un nome. Potrebbe darsi che abbiano trovato UNA madre che lo ha accolto. In ogni caso va bene così.
10 novembre
Dicono anche che il ragazzo di 15 giorni sta bene. Io nel pomeriggio cazzeggio, non vado in ospedale. Domani mi aspetta una giornatina di sala operatoria…
11 novembre
Ospedale. Appena entro incontro la mamma di Sedrick col piccolo in braccio che mi sorride e mi mostra il ragazzo di 16 giorni. La medicazione è asciutta, lui mangia e fa la cacca. No febbre. Che gran bella sensazione!
12 novembre
Il ragazzo oggi ha 17 giorni. Non passo a trovarlo. Inizio il distacco.
Il viaggio
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