Mestieri
falegnameLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
Russia, CinaData di partenza
1914Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)La compagnia di Francesco Marchio, soldato dell'Impero asburgico di origine italiana arruolato durante la Prima guerra mondiale, è appena giunta nei pressi di Leopoli, dove si combatte la Battaglia di Galizia, lo scontro più importante della prima fase della Grande Guerra sul fronte orientale, che terminerà con un’affermazione dell’esercito russo.
Abbiamo marciato fino quasi notte con molto caldo e molta sete, tra la povere, e il sudore, avevimo come un vischio sul viso.
Al termine di un bosco, che abbiamo traversato, dove ci attendevano i russi.
Fumo avertiti dalle prime fucilate, che poi si sono moltiplicate, centuplicate ecc.
Ordine sparso!!!gridò il Comandante.
Il trincerarsi lo si fa istintivamente cosiche ci siamo procurati i più grossi alberi. Questo in men che si dica.
Intanto la questione si complicava, entrava l’artiglieria.
Quando veniva una canonata nel bosco, sucedeva un tal fracasso da non poter dire.
Dopo qualche ora di combatimento calava la notte, era buio pesto, come essere chiusi ermeticamente in una camera il fuocco era cessato, con un bilancio nella nostra compagnia di una decina di feriti io franco.
Suonarono la radunata con la tronba ordinano di scaricare i fucili, hanno rinovato l’ordine di non accendere fiamiferi, e di stare uno vicino all’altro come la prima volta, per eventuali ordini.
Tutto questo per cena.
Mi getto a terra sopra un po di paglia, e sotto la schiena era qualche cosa che mi dava fastidio, vogli getar via ma intesi che era un po maleabile, era mezza pagnota, sono stato meno per divorarla che per scrivere questo particolare.
Add’ un trato si sente: su ! su! Cosa ce? dobiamo scapare, e presto.
Intanto il dottore aveva ordinato dieciotto soldati fra i quali c’ero anch’io, per portare i feriti, perché tre erano gravi, dunque sei per ogni ferito.
Noi dovevimo essere sempre vicino alla compagnia, ma causa gli ostacoli del bosco, siamo rimasti soli di dietro.
Il dottore che coreva avanti e indietro ci dava sempre, coragio! forsa!
Si doveva sempre sostare, o un cespuglio o un albero, o un rialzo.
Ancora una volta e venuto il dottore, forza !forza! bisogna portare i feriti a qualunque costo. Non si puo Signor dottore, e impossibile, dissi io, bisogna!!! gettate lo zaino, il tascapane ma i feriti si deve portarli (mus) (bisogna) Era quello che volevo io, liberarmi di quel peso che complessivamente s’aggirava a trentacinque chilogrami.
Allora, coleghi; dico io, siamo sei, faciamo tre turni, e lo portiamo in due alla volta, seduto sul fucile, e con le mani attraverso le nostre spale! bene ! bene! meglio cosi, date le dificolta del bosco e l’oscurità.
Il soldato che era ferito si regeva a un albero tanto che noi ci liberavimo del zaino ecc. ecc. io avevo sempre il ferito a portata di mano.
Siamo pronti? dico io, nessuno rispondi, io non feci caso, presi il fucile lo presentai nel sedere del ferito e dico guanta de la cio, ma nessuni hanno risposto.
Il ferito dice mi pare che siamo soli! pare anche a me, sogiunsi io. Lui cominciava inquetarsi, cosa faciamo?
Aspetta, penseremo un numero dissi io
In che posizione sei ferito? nella tibbia! disse Lui, non abbandonarmi anche tu te ne prego, ho paura !non aver paura non ti lascio.
Bisogna però che ti aiuti un po anche da te, meterai il fucile sotto l’ascella e una mano attraverso le mie spale, e che l’oscurità ci protega!
Si !si !si !
E cosi abbiamo fato. Quando siamo arrivati in cima al monte che era sempre bosco, cominciava l’alba, li abbiamo trovato la compagnia che dormiva.
Il viaggio
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