Attraverso la Siberia

16° GIORNO

è strano immaginarsi di attraversare la Russia, vedere il treno dall’alto, che si muove per la Siberia e la taglia, sentire la distanza progressiva, di chilometro in chilometro, come fili che si tendono, vedere il treno che trotta.

È strano vedere il paesaggio che si srotola e non riuscire a non immaginarlo pieno di neve, il verde che si fa bianco, le dacie piene di neve, i fiumi ghiacciati…

e il treno continua a correre

spazio e tempo annullati, una bolla che si muove con il suo bioritmo, il suo respiro.

Il viaggio che è movimento più che raggiungimento di una meta. Sono 53 ore di treno, e la concezione del tempo è rarefatta, lo spazio percorso è tutto uguale centinaia di chilometri di fronte a pianure e nuvole e potremmo essere su questo treno da mesi, anni, e la meta sfuma, perde il senso, mentre gli alberi stroboscopici sfilano lasciando intravedere la pianura dietro, il dondolio del treno ogni tanto fa venire il mal di mare sarà il packet lunch di noodles liofilizzati e polvere di carne con salame fluorescente. Ci sono momenti in cui lo sballottare del treno non ti fa scrivere.

È lontano dove stiamo andando. Come fuso siamo per ora a 6 ore dall’Italia fuori è tutto nero, nuvole di pioggia.

Mitja va fino a Vladivostok. 7 giorni. che idea del tempo hai se impieghi 7 giorni solo per spostarti? Che idea dello spazio? Come senti di vivere in un paese così vasto? Così pieno di etnia e tribù? e il socialismo? quanto ha intaccato e compreso e compresso questa immensa siberia?

il treno scorre sui binari che vivono in mondi paralleli porta bolle spaziotemporali di vite atemporizzate.

Sui binari donne con i fazzoletti in testa e i grembiuli e maglie e maglioni e gonne di lana vendono pochi pomodori poche pannocchie poche frittelle qualche cipolla o bottiglia di acqua.

Tutti scendono di corsa a fumare, prendere aria, sgranchirsi le gambe ma poi non sanno che farsene di quei 20 minuti fuori dal treno, nel tempo reale in uno spazio reale – non più dietro ad un finestrino – e se ne stanno lì fermi in piedi, davanti al vagone, a guardarsi intorno, o con lo sguardo fisso perso aspettando che la povodna richiami dentro al treno mentre i bambini – loro sì – corrono sulla banchina.

Di sera di notte c’è tanta gente immobile fuori dallo scompartimento che fissa fuori dal finestrino, nel buio.

Le stazioni essendo regolate con Mosca danno un senso strano alle soste, non si capisce quanto tempo è passato dall’ultima sosta, quante ore reali, quante di fuso orario, quante immaginate. Nel corridoio del vagone c’è una tabella con le fermate e le soste di 20 minuti, a volte nel nulla.

Il tempo si stiracchia e si dilata, e tutta la siberia respira al ritmo della capitale, poi esci dalla stazione e sono 4 ore dopo e fa freddo ed è tutto verde e bianco di bruma.

Abbiamo giocato tutto il pomeriggio a Trivial Pursuit, poi cena e un pò di vodka . Grandi discorsi sulla razionalità, confronto oriente-occidente, eccetera, risate, eccetera, oggi niente russo.

Edvard è triste e dorme, forse perchè ha finito la vodka.

Il palo di ieri è sempre da solo e la spia russa non ci guarda più di tanto.

In compenso siamo l’attrazione di tutti i bambini del vagone, e di qualcuno che passa e guarda dentro come allo zoo.

[Riincontrati i francesi che c’erano a Yek. in posta]

Ancora 13 ore e siamo a Baikal. Un pò di natura, dopo averla vista fuori dal finestrino e aver fatto soste in squallide colate di cementoferroviarie.

La temperatura è decisamente bassa, qualche semi-mongolo va in giro a petto nudo.

Abbiamo superato stazioni in cui la gente viveva in treni abbandonati. Nella notte, uomini a petto nudo che fumavano nei vagoni con i vetri rotti, illuminati dall’interno. D’inverno qui dev’essere davvero dura.

17° GIORNO

treno treno treno

quasi dispiace scendere, salutare chi ha condiviso con te 53 ore di viaggio.

Con cui hai condiviso questa intimità.

Due francesi simpatiche in stazione, ci imbarchiamo insieme su un taxi-pulmino. L’albergo meno caro costa comunque 500 rubli, pieno di francesi che viaggiano.

Tipo pensione, corridoio con le stanze, in legno, cucina in comune, volendo.

All’ingresso c’è un tavolino, una poltroncina, dei fiori.

Sono in camera con un’infermiera belga che si fa lo stesso nostro viaggio  ma da sola e in 4 mesi.

Fa freddo qui, decisamente.

Siamo a +7 ore dall’Italia.

IRKUTSK

La sera abbiamo camminato tra queste casette di legno intarsiato di origine Decabrista, quando sono stati esiliati qui gli intellettuali e soprattutto ufficiali che guidarono la manifestazione per le riforme, durante la crisi di successione dopo la morte di Alessandro I.

La rivolta durante l’incoronazione di Nicola I a S. Pietroburgo [nel mese di DEKABR] da parte di un gruppo di ufficiali fu sedata sparando sulla folla, i cinque capi del movimento Decabrista impiccati e gli altri partecipanti furono esiliati in Siberia. Nel 1844 alcuni di questi si stabilirono a IRKUTSK, seguiti da mogli, fidanzate, famiglie, creando un polo culturale, società scientifiche, giornali, ospedali, sale da concerto nel cuore della Siberia.

Casette con decorazioni  a intaglio, che sembrano fatte di costruzioni a incastro per i bambini.