Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1895Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Temi
Volti sprezzanti di anarchici che insorgono contro la chiamata alle armi. Volti mesti di soldati umiliati che tornano dalla battaglia persa. Tra il 1895 e il 1896 il volto di Marco Simoni li riflette entrambi e ne interpreta il sentimento comune, l’odio nei confronti del potere costituito e dei sui simboli, il Re, il governo, le forze dell’ordine, l’esercito. Marco ha 23 anni quando a Campiglia Marittima, oggi in provincia di Livorno, arriva l’ordine di partenza per i giovani in età di leva, destinazione Abissinia, antico nome dell’odierna Etiopia in Africa. C’è da combattere una guerra scatenata da uno di quei “malintesi” che fanno la storia, contenuto nel trattato di Uccialli, stipulato nel 1889. Parti in causa, il governo della sinistra storica di Francesco Crispi e il negus della Scioa, Etiopia centrale, Menelik. Quest’ultimo, aiutato dagli italiani a ottenere la successione al titolo imperiale, ha da poco riconosciuto al nostro Paese il dominio sui territori acquisiti in Eritrea. Ma a differenza di quello che tutti pensano a Roma, non ha alcuna intenzione di assumere il ruolo di governatore fantoccio di una colonia italiana. Dal malinteso alle armi il passo è breve e nel 1895 le truppe italiane comandate dal generale Oreste Baratieri avviano l’occupazione armata di un territorio che Menelik decide di difendere, forte di un esercito di 100mila uomini equipaggiati soprattutto grazie ai prestiti economici ricevuti dall’Italia. Dal dicembre 1895 le truppe africane non conoscono sconfitte: hanno la meglio nella battaglia dell’Amba Alagi, conquistano il presidio di Macallè, fino al drammatico scontro di Adua che si consuma la notte del 29 febbraio 1896. Una disfatta epocale per gli italiani, che lasciano sul campo più di 6mila morti, più di 1.400 feriti e circa 3mila prigionieri.
La catastrofe porta alle dimissioni del governo Crispi e alla firma del Trattato di Adis Abeba, il 26 ottobre 1896, che riconosce in pieno l’indipendenza dell’Impero etiope. Quindici anni dopo Adua e alla vigilia della Prima guerra mondiale, una nuova impresa coloniale in Libia sarà presentata dagli ambienti politici e militari, nonché intellettuali, come un “esame di riparazione” della nazione. E ancora dopo, in uno dei suoi discorsi più noti, Benito Mussolini arringherà il popolo italiano esclamando: «Abbiamo pazientato quarant’anni… Ora basta!». Erano i quarant’anni da Adua. Molte delle artificiose rivendicazioni coloniali del regime avrebbero affondato le radici nel ricordo del disastro abissino.
Il viaggio
I racconti
Gli anarchici
Aprile 1895. Vigilia di partenza dei richiamati. “Marco - mi dice Pisciacarda - parti anche tu?”...
In partenza per l’Abissinia
10 aprile 1895. Stazione ferroviaria di Campiglia. Si aspetta una mezz'ora sul piazzale. Il treno è...
Pazzie d’Africa
Altopiano abissino (agosto 1885). Siamo nella valle del Takazzé, nel regno del Tigrai che fu regno...
La battaglia di Adua
25 febbraio 1896 Si radunano le truppe. La prima brigata sarà comandata dal generale Arimondi. È...