Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1895Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)"L'Abissinia è una nazione ed è stata sempre un'ingiuria considerare barbaro il suo popolo". È il culmine di un bellissimo ragionamento fatto da Marco Simoni, bersagliere di simpatie anarchiche, mandato a combatte nel 1895 in Etiopia per una guerra colonialista della quale non condivide nulla. E che l'Italia sta perdendo malamente, sopraffatta dalle truppe del Negus Menelik II.
Altopiano abissino (agosto 1885). Siamo nella valle del Takazzé, nel regno del Tigrai che fu regno di Menelik ras ora Negus, ma comandante le truppe imperiali. Sì fa vita di guarnigione.
1 gennaio 1895 a Campiglia è giorno di Cocchiata. È opinione generale che l’esercito italiano in Africa si avvia decisamente verso una disastrosa disfatta. In Italia non se ne deve sapere niente. Mezzi di informazione non ce ne sono e solo gli anarchici riescono a filtrare da Milano qualche notizia, se hanno potuto scrivere sui muri “Pazzie d’Africa”.
23 gennaio 1896 presidiò di Macallè è costretto alla resa.
27 gennaio È espulso dalla colonia l’inviato del “Corriere” perché invece di parlare di vittoria, scrive cose che non piacciono ai militari, ma le cose stanno veramente come, con notevole senso di responsabilità, scrive il giornalista. Egli non può negare quello che vede. Non può negare che i soldati scioani aiutano gli infermieri a raccogliere i feriti, non può negare che il Negus ha lasciato liberi 1400 uomini stanchi, sfiniti, senza viveri e senza acqua, avevano solo qualche giorno di vita, egli non può negare ai lettori in Italia che il fitaurari (titolo militare abissino corrispondente a un colonnello, ndr) manda ogni giorno a quelli che dovevano essere suoi prigionieri 8 capi di montone per levare un po’ di fame a quei 1400 cenciosi. Al comando di battaglione si gioisce, perché questi nostri camerati erano considerati morti e sono tornati fra noi. Combattevano con valore, ma erano circondati da ottomila fucili della guardia del Negus più alcune migliaia di conta-dini e pecorai radunati col Tan-Tan.
1 febbraio 1896 il morale dei soldati è a pezzi. Anche i più ignoranti devono aver capito che l’Abissinia è una nazione ed è stata sempre un’ingiuria considerare barbaro il suo popolo. A Roma continuano a considerare Menelik un ribelle, un traditore, un mancante di parola.
Il viaggio
Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1895Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Gli altri racconti di Marco Simoni
Gli anarchici
Aprile 1895. Vigilia di partenza dei richiamati. “Marco - mi dice Pisciacarda - parti anche tu?”...
In partenza per l’Abissinia
10 aprile 1895. Stazione ferroviaria di Campiglia. Si aspetta una mezz'ora sul piazzale. Il treno è...
La battaglia di Adua
25 febbraio 1896 Si radunano le truppe. La prima brigata sarà comandata dal generale Arimondi. È...