Mestieri
sacerdoteLivello di scolarizzazione
Quinta ginnasioPaesi di emigrazione
CinaData di partenza
10.8.1933Data di ritorno
1953Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976) Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Il lungo viaggio intrapreso nel 1933 del missionario Ruffino Barfucci dalla Toscana al convento cinese a cui è destinato sta per finire.
Finalmente alla fine di settembre, con oltre tre ore del solito camion e della solita strada, raggiungemmo Laohokow, centro della nostra Missione e sede del Vescovo (o Vicario Apostolico, come era allora). Anche questa città è posta sulla riva orientale del fiume Han ed era allora assai fiorente di commercio e di artigianato. Mons. Alfonso Ferroni e gli altri Padri Cinesi ed esteri presenti ci accolsero con grande gioia e con grande festa. Arrivavano finalmente i rinforzi dopo i lutti e le perdite del maggio 1931.
Eravamo tutti destinati al Convento del Chayenkow (o Verna Cinese); io e Fra Egidio per terminare gli studi di Teologia ed intanto impratichirsi nella lingua, usi e costumi cinesi, P. Odorico Shang come Viceparroco e P. Francesco Ly come insegnante in Seminario. P. Lazzeri riprendeva la carica di Rettore del Seminario Minore, tenuta già da dieci anni. Così, con un numero sufficiente di Religiosi, necessari anche per l’Ufficiatura Corale, si poteva riprendere la vita regolare cominciata con l’apertura ufficiale del Convento (uno dei primi conventi francescani aperti in Cina) avvenuta il 4 ottobre 1930 e quasi subito interrotta per la strage del 1931.
Padre Lazzeri ripartì subito per la Verna Cinese. Io, Fra Egidio e i due Padri Cinesi partimmo qualche giorno dopo. Questa volta eravamo guidati da P. Roberto Guerra che, lasciata la sua Missione di Siang-Yang, saliva alla Verna Cinese come guardiano del Convento e Parroco di quella importantissima Cristianità di origine antica e composta da più di tremila fedeli, sparsi in un grande raggio tra le alte montagne ed orridi burroni.
P.Guerra, assai anziano e affetto da vari disturbi, viaggiava in portantina; noi quattro giovani a cavallo. A cavallo per modo di dire, poiché le quattro bestie a tutto rassomigliavano fuorché a cavalli!
Varcato in barca il fiume Han, il primo giorno percorremmo una bella pianura per vie e viottoli fra risaie e campi di granturco. La sera alloggiammo alla Missione Cattolica del Borgo di Shehoakai, dove allora si trovava P. Michelangelo Casanova che si fece in quattro per prepararci vitto e alloggio meno peggio. Il giorno dopo ci aspettava la montagna. Occorreva scalare un monte alto circa 1000 m. scesi dall’altra parte c’era da seguire per vari Km., dopo aver passato in barca un impetuoso fiumicello montano, una orrida gola, con scogliere paurose, coperte però di vegetazione. Quindi, lasciato a destra il paesetto di Koan-in-tan (l’agglomerato umano più vicino al Convento) c’era da fare un’altra ripida salita di circa sei Km. Chiamata “I Dieci Ly del Diavolo = Mokuei [sce]-ly. (Un ly = a circa 600 m.). Giunti in vetta, tra boschi di quercie e qualche pino, si sarebbe trovato, sul fianco della montagna, un piccolo pianoro dove erano il Convento, il Seminario Minore e le altre Opere del Chayuenkow. Più in là si sarebbe scorta la vallata del Chayuenkow (= Valle Giardino del thè) cosparsa da campi, di boschetti di bambù e di case o capanne abitate da cristiani. A dirlo è facile e sbrigativo, ma a percorrere questa via ci voleva molto tempo e molto fiato.
Il viottolo montano era ripido e scosceso, spesso a scalinata. Camminare con le scarpe di cuoio era un vero tormento. In seguito anch’io imparerò, come i Cinesi e come quasi tutti i Missionari esteri dell’interno, a calzare pantofole di panno più leggere ed agevoli o anche i sandali di paglia, più economici e quindi più diffusi. In verità fino da quando eravamo giunti a Shangai io e Fra Egidio avevamo cominciato ad indossare la toga cinese (essendo l’abito francescano ancora poco conosciuto), gentilmente cedutaci dai Padri Odorico e Francesco. Ma per le calzature eravamo rimasti equipaggiati all’Italiana, non senza grave disagio giù e su per quei ruzzoleti dove era impossibile spianare il piede.
Molta parte della montagna la facemmo a piedi, consegnando le bestie agli accompagnatori ai quali non pareva il vero che questi giovani stranieri risparmiassero non poca fatica a quelle povere brenne, magre e deboli. Io e Fra Egidio avevamo le ali ai piedi e spesso precedevamo la carovana composta anche da altri numerosi viaggiatori. I due Padri Cinesi ci davano saggi consigli sul modo di viaggiare in Cina e ci insegnavano le prime frasi di uso. P. Guerra, costretto spesso anche lui ad andare a piedi per non sfiaccare i due portatori della lettiga, saliva piano piano appoggiandosi ad un bastone e ripetendoci ogni tanto: Man-man-tzu! Andate piano! Chi va piano va sano e va lontano! Così imparai presto la famosa frase cinese: Man-manìtzu! Vai piano! In tutti i sensi, fisico e allegorico. Frase che si ripete sempre a chi si mette in via come augurio perché significa: Buon viaggio!
Il viaggio
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Quinta ginnasioPaesi di emigrazione
CinaData di partenza
10.8.1933Data di ritorno
1953Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976) Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Ruffino Barfucci
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