Il campo di addestramento

Da Orano abbiamo raggiunto Sidi Bel Abbès, un centro grandissimo dove raccoglievano tutti i soldati. lì eravamo ancora in tre, poi dopo, uno piangeva sempre. Lui dice che è scappato ma io non ci credo, perché da lì era molto pericoloso. In Algeria se ti beccavano ti riportavano in croce in caserma. Gli Arabi, per ogni legionario scappato che riportavano, loro e tutta la famiglia avevano da mangiare per sei mesi. E anche qualche spicciolo gli davano i francesi.

Dove andavi, dove andavi lì?

Allora: uno l’hanno rimpatriato, l’altro si è ammalato… e sono ritornati tutti e due a Enna. Ho saputo poi che mia mamma quando li ha visti: “vi siete andati a vendere mio figlio!” gli ha detto. ma io ero così felice là… non pensavo a niente. Sono stato sei mesi… mia mamma per sei mesi non ha saputo dov’ero. Perché i primi tempi non si poteva scrivere. Poi quando ho cominciato a scrivere, le lettere venivano tutte censurate, perché le leggevano.

Dopo sei mesi ha ricevuto notizie, ma lei aveva già scritto persino al Papa. “Ma suo figlio è andato volontario là. Non possiamo fare niente” le avevano risposto. Io non sapevo niente…
Sarò una bestia rara, ma era così, non sapevo niente. Ho fatto cose… Ero troppo facilone. E lo sono ancora adesso. Sono troppo facilone nelle cose.

Comunque, a Sidi Bel Abbès siamo stati un bel po’ di tempo, poi siamo arrivati a Saïda, n altro paese dell’Algeria. Sempre ci facevano cantare Le Boudin, e poi c’era la presentazione, ogni legionario si doveva presentare quando andava là davanti al capitano, io me lo ricordo ancora: legionnaire Fazzio Santo, matricule quatrevingtdixneuf – soixantevingtsept, ogni volta questa tarantella, 996027, mi ricordo ancora.