Mestieri
casalingaLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media inferiorePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1931Data di ritorno
1940Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)La siciliana Filippina Mincio ha sposato Vittorio e si è trasferita con lui in Libia, a Barce. Qui lui è segretario della locale sezione del Partito nazionale fascista.
Barce era uno dei maggiori centri dell’interno. Il deserto cominciava sotto il marciapiede di casa nostra. Dalla stazione partiva il lungo corso, che arrivava in Piazza Castello. Qui c’era un’antica fortezza turca, adibita ad uffici del Commissariato di Prefettura. Ai lati della piazza, da una parte il Palazzetto del Comune, dall’altra parte il Circolo Ufficiali ed il Caffè Marino. L’ufficio postale era situato in una casa prefabbricata in legno. C’erano poi la banca Coloniale, un campo di tennis, altri due caffè, la chiesa, la moschea e l’ospedale. Un cinematografo situato in un capannone, con le sedie impagliate ed un vecchio stonato pianoforte, che il giovane Tescione suonava negli intervalli. Ricordo con tanta nostalgia i motivi allora in voga: Miniera, Il Tango delle Capinere, Valencia e Zichi Bachi Zichi Bu.
Noi non abitavamo al centro della cittadina. Il governo aveva fatto costruire un villaggio, composto da villette, destinate ad alloggi per impiegati ed ufficiali. Erano piccoline, di due camere e servizi, con un piccolo giardino intorno. La notte, le iene e gli sciacalli ululavano sotto le nostre finestre. Passammo la nostra luna di miele in una di queste villette, dove poi vivemmo felicemente per due anni. […]
La sera uscivo con mio marito. passeggiavamo con gli amici per delle ore, percorrendo le uniche due strade, che si incrociavano. Poi andavamo al circolo o al cinema.
Le signore italiane eravamo una quindicina in tutto. La più adulta delle mie amiche aveva ventidue anni, e la più giovane ne aveva diciassette. Si chiamava Amalia Spalletti e in seguito fu la madrina di battesimo di un mio bambino. A Barce partecipai a sontuose feste e pranzi di grande tono in occasione delle feste del Battaglione o per le visite del generale Graziani e del duca Amedeo di Savoia.
Una delle prime persone che mi presentarono a Barce fu il boia. Sapevo che questo incontro sarebbe stato inevitabile, ma quando avvenne mi diede ugualmente molto fastidio. Era un negro grande e grosso, con un occhio guercio. Allorché la sua manaccia strinse la mia come in una morsa, sudai freddo. Mi regalò un pezzetto di corda dell’ultimo impiccato. Per molti anni lo tenni nella borsetta, per scaramanzia.
Il viaggio
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