Mestieri
militareLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1911Periodo storico
Periodo post-unitario (1876-1914)Come trascorrono le giornate di un fante italiano che combatte la guerra italo-turca nel 1912 in Libia? Aldo Polcri lo racconta ai suoi familiari, attraverso le lettere che invia a casa dal deserto.
La sera del 27, giorno della bellissima nostra vittoria, all’infuori di due battaglioni del 37° che tornarono in paese per la sicurezza di questo; noi restammo tutti sulle posizioni conquistate: ma per rimanervi di notte bisognava fortificarsi in certa maniera e cosi fino verso la mezzanotte dovemmo scavare il terreno per fare almeno dei piccoli rialzi da ripararci e sparare in caso di attacco notturno. Da allora a oggi ho fatto il picconiere, il muratore, l’assistente, il falegname, e molte volte lasciavo il badile per prendere il fucile. La notte bisogna dormire con le giberne attaccate alla pancia perché questi fessi, per non dire sfacciati, di arabi si permettono il lusso di venire tutte le notti a destarci con delle scariche che hanno lo stesso effetto di un pizzico di pulce sulla natica di un elefante. Però non ci fanno dormire. Oramai qui siamo forti: siamo 4000 uomini divisi in nove colline che dominano tutto intorno la sacca tenuta ancora dai turco-arabi. In ogni collina è stato improvvisato un forte che (siccome non è veramente un forte) prende il nome di «ridotta». È un quadrato sulla cima del colle avente circa 50 metri di lato, chiuso da muraglioni improvvisati con i sassi e la terra tolta dai fossoni che la circondano: sopra tutto 3 piani di sacchi di sabbia disposti in maniera da lasciare delle feritoie per sparare senza essere colpiti. A due angoli in senso diagonale dormono accovacciati con il muso appoggiato al parapetto, due bellissimi cannoni da campagna da 75 mm. Quelli stessi che ieri l’altro hanno mandato ad Allach una carovana di rifornimento che voleva invece andare dai turchi. Torno, torno alla ridotta alla distanza di 10 metri vi è un fitto reticolato di filo di ferro con delle punte aguzze; non basta ancora a questi fili sono attaccati dei campanelli improvvisati con delle scatole di carne: vuotate e messo dentro una pallottola come batacchio: Vedi quanto ingegno?… Sempre più difficile: dentro il fossone di cinta sono state rotte delle bottiglie o piantati dei pioli, e dato il caso (cosa difficile) che passassero il reticolato cascano nel fosso e, siccome sono scalzi, si dilaniano i piedi. E tutto questo lo abbiamo fatto noi… noi… le nostre povere braccia sono rotte. Ecco perché ti dicevo che la guerra è brutta dopo e prima della battaglia. Ora però siamo sicuri di giorno è stato organizzato un servizio con i muli a basto per il trasporto di viveri, acqua, munizioni, ecc. ecc. Adesso ci porteranno anche un po’ di paglia e staremo un po’ meglio: e pensare che il Gen. Bonini ed il Colonnello, dormono come noi a ciel sereno, solo che hanno una piccola branda da campo: ma hanno 50 anni sul groppone poveretti…
Ti dicevo che i soldati sono contenti, e difatti lo dimostrano sempre; stanotte fra un colpo e l’altro dicevano mille buffonate: poi la nota dominante era il canto di inni patriottici: li hanno scovati tutti, dalla «bella gigogi» alla «Violetta» dalla «Camicia Rossa» all’Inno di Mameli. È veramente un gran valoroso il soldato Italiano al fuoco; specie quando ha fede cieca nei suoi superiori: e noi abbiamo un Generale e un Colonnello che sono uomini e soldati nel vero senso della parola. La notte anche le sentinelle scherzano: figurati che per dire «sentinella all’erta» dicono «sentinella a letto o a casa»: e l’altra invece di rispondere «All’erta stò» dice: «Due soldi e stò» come se giocasse a 7-1/2. L’altra sera era di vedetta un toscano (fiorentino) che per dire «sentinella all’erta» si tratteneva in una cantilena che rammentava i venditori di giuggiole in piazza S.E. a Firenze. Sono stanco: per oggi basta; non posso spedirla perché non vedo il postino oggi, non è stata fatta ancora una ricognizione. Stasera speriamo di dormire; non saranno mica pazzi!… Vi bacio tanto tutti tutti, e se Cristo sane riporterò le spalle come dice il Giusti voglio godermi due bei mesoni di riposo veramente meritato al mio caro Anghiari.
Baci Vostro Aldo
Il viaggio
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