Mestieri
educatriceLivello di scolarizzazione
diploma magistralePaesi di emigrazione
FranciaData di partenza
1932Data di ritorno
1939Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)La famiglia Mussi ha fatto rientro in Italia per consentire al capofamiglia di riacquistare le forze ed essere curato dai propri medici; quindi, dopo circa un anno, si è nuovamente trasferita in Francia. Questa volta vive a Bourgneuf-en-Retz, poco distante da Besné, dove aveva già abitato. La zona è quella della Loira atlantica. Papà Mussi, però, è ben lungi dall’essersi ristabilito.
Una mattina andammo con la Mamma al mercato per comperare un pollo. Io non riuscivo a trattenere le lacrime, la Mamma mi dava di gomito perché smettessi. […] dopo qualche passo però scoppiò anche lei in un pianto dirotto e mi disse: “Madame Ghifolot mi ha proposto di occuparti come bambinaia a Nantes, ti dispiace? Maria ha già detto che andrà volentieri a Parigi”. La sua voce tremava. “Forse noi dovremo tornare in Italia con Cleo, e quando il Papà si sarà ristabilito torneremo”.
Io risposi di sì ma mi sembrava di essere in un altro pianeta. Non vedevo e non capivo più nulla. Nel mio cervello si accavallavano tutti i pensieri, tutte le apprensioni che alla mia età si potevano provare, ma vedendo la Mamma piangente e così disperata la abbracciai e e dissi: “Vedrai, Mamma tutto si risolverà. Non piangere, ti prego!”. Ma nessuna di noi riusciva a trattenere le lacrime.
Finalmente arrivammo a casa. Anche Cleo non stava bene, la vicina le diede un intruglio per l’infiammazione intestinale che l’affliggeva, ma la nostra povera famiglia cosi allegra e spensierata era piombata nella più cupa depressione.
Venne il giorno della partenza. La Mamma mi preparò la valigia con tutto il necessario mentre io venivo scossa da singhiozzi. Non avrei più visto i miei cari per molto tempo e questo pensiero mi torturava. Mi fecero molte raccomandazioni e mi affidarono ad un signore che conoscevano che per tutto il tragitto da Bourgneuf a Nantes non mi degnò di uno sguardo.
A Nantes trovai Maria che venne ad accompagnarmi dai signori Gouret. Ci abbracciammo con tante effusioni, ma lei dovette andarsene subito perché aveva avuto un permesso speciale. Mi accompagnò in casa Gouret e conobbi la sorella della signora, Yvonne, una donna alta e bionda. Andammo in cucina mentre tutta la famiglia Gouret in sala stava festeggiando qualcosa. La signora Yvonne mi fece vedere la mia camera, bella e luminosa, e mi disse che per quella sera avrei mangiato in cucina e poi sarei andata a riposare. Sentivo i bambini che piagnucolavano ma ero talmente stanca che mi addormentai subito.
Nella stanza c’erano un rubinetto ed un lavabo, quindi la mattina dopo, molto presto, mi misi in ordine ed aspettai che mi dicessero cosa fare. Sentivo nella stanza dei signori Gouret la signora che parlava e parlava. Pensai avesse problemi con qualcuno. Finalmente si alzò. Era piccola e minuta con due occhi neri sempre sbarrati. Mi disse cosa dovevo fare con i bambini, che in quel momento dormivano ancora beatamente nella loro stanza. Io rispondevo Oui, oui, ma era come se il presente non esistesse. Avevo cancellato tutto dalla mia testa, e mi sentivo un po’ ebete. Ma ci pensò Madame Gouret a svegliarmi dal torpore: “Andate in camera dei bambini, lavateli e vestiteli!”. Io corsi subito e vidi Annik, una bimba bruna con gli occhi a mandorla che come prima cosa mi disse “tu est une mechante” (sei cattiva). Il bambino era come Bambin Gesù: biondo con gli occhi azzurri, mi sorrise e provai per quel piccolo una grande dolcezza. Li lavai e li vestii come meglio potevo e li portai in cucina a colazione. La signora mi riempi la testa di nozioni, si vestì ed andò via per fare la spesa, immagino. […]
Il mio compito era quello di badare ai bambini, ma scoprii che la Gouret voleva trasformarmi in donna delle pulizie. Continuava a sgridarmi e a trattarmi come uno straccetto, ma la cosa non mi turbava più di tanto. Ero ridotta ad un automa. […]
Ebbi ad un certo punto la gioia di vedere mio padre: emaciato e triste ma presente: lo ero un po’ imbarazzata della presenza costante della Gouret che non ci lasciò soli un secondo facendogli un sacco di moine. Mio padre doveva andare al consolato di Nantes per le solite per il cambiamento di Papà, ma con un misto di orgoglio perché nonostante tutto era ancora un bell’uomo, sempre ordinato ed elegante, confrontandolo con i Gouret che erano piccoli, esili e banali. Il mio Papà si fermò poco, solo il tempo per controllare per sommi capi dove mi trovassi e poi se ne andò perché l’orario dei pullman lo esigeva. Gli strinsi la mano forte forte e lo abbracciai, ma vidi i suoi occhi azzurri lucidi di pianto.
Il viaggio
Mestieri
educatriceLivello di scolarizzazione
diploma magistralePaesi di emigrazione
FranciaData di partenza
1932Data di ritorno
1939Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Mafalda Mussi
In taxi da Parigi a Nantes
Arrivò il giorno della partenza. La Mamma aveva fatto venire in casa la sarta che ci...
Prime impressioni della Francia
Al mattino ci alzammo presto, ma prima di vestirci corremmo al balcone e dall'alto vedemmo tantissime...
Novità per le sorelline
Denise mi spiegò tutta l'organizzazione del villaggio. Spesso veniva a casa nostra traducendo con molta pazienza...
L’inizio della malattia
Dopo qualche tempo Bortolo, un cugino di mio papà, venne ad abitare con noi. Lavorava con...
Ritorno in Trentino
Noi bambine nel villaggio socializzavamo molto e venivamo accolte con gentilezza in tutte le case del...
Mussolini a Bardonecchia
I miei genitori mi scrissero che dovevo prepararmi a rientrare perché avevano preso contatti con una...