Morte di due anarchici marchigiani

Negli anni più neri della depressione due minatori disoccupati si misero a scavar carbone per conto loro, ma la montagna cedette e rimasero sepolti. Tutti i minatori corsero con pale e picchi a portar soccorso; scavavano giorno e notte nella speranza di salvare i loro sventurati compagni. Venne uno dei padroni della compagnia mineraria, si guardò un po’ intorno: le facce stravolte dei minatori, il pietrame, la terra, il carbone contro cui si accanivano i picchi e le pale e la disperazione degli uomini. Gli uomini guardavano lui e pensavano ai mezzi meccanici potenti di cui poteva disporre; pensavano e speravano.

E lui parlò: – Visto l’immensità del compito che avete di fronte – disse – suggerisco di desistere, di piantare qui una croce e dire addio.

Vi fu un grande sdegno; qualcuno intervenne, arrivarono i mezzi meccanici, ma era tardi. I corpi dei due minatori che avevano creduto di poter lavorare a dispetto dei padroni furono portati in breve tempo alla luce, ma senza vita. erano due italiani, marchigiani, Neno e Joe, entrambi anarchici.

Ai funerali partecipò una grande folla e un loro compagno, pure lui marchigiano e anarchico, parlò.

– Qualcuno ci ha suggerito di dirvi “Addio”… Addio niente affatto, cari compagni Neno e Joe, ma arrivederci sulle barricate.