Mestieri
militare, gestore di sale cinematografiche, dirigente azienda graficaLivello di scolarizzazione
laurea in Economia e commercioPaesi di emigrazione
EtiopiaData di partenza
1939Data di ritorno
1946Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)La guerra dell’Italia è iniziata da undici mesi e Mario Felli, la cui missione geodetica è stata interrotta per supportare le operazioni militari, non ha mai sparato.
Durante tutti questi spostamenti ero venuto in possesso di un mitragliatore Remington a tiro lento e rapido, calibro 7,65 marcato con lo stemma del Negus “Il Leone di Giuda”. Lo tenevo più come souvenir che come arma. Ma durante un attacco aereo mi sono messo con l’arma puntata in alto appoggiata alla biforcazione di due rami ed ho sparato un paio di raffiche contro un aereo ricognitore, naturalmente senza alcun risultato. Queste sono state le uniche cartucce che ho sparato durante tutta la guerra. […]
Una mattina, l’11 maggio 1941, arriva l’ordine di rimettersi in marcia e ci apprestiamo a farlo ognuno salendo sul proprio autocarro; la pista in quel punto era in salita per superare una piccola altura ed appena ci muoviamo sul crinale di questo dosso appaiono alcuni carri armati inglesi ai lati dei quali c’è tutto uno schieramento di soldati con le armi puntate verso di noi. A noi non resta altro che alzare le mani e arrendersi. La prima cosa che fanno gli inglesi è quella di stendere sulla pista una grande T di tela bianca, evidentemente un segnale convenuto. Infatti dopo qualche minuto arriva un aereo che si abbassa e visto il segnale per terra ondeggia un poco sulle ali e se ne va. Vengo subito chiamato a gran voce per fare da interprete e così sono di nuovo a contatto con gli inglesi e traduco, come meglio posso, le disposizioni che ci impartiscono: per prima cosa riunire tutti i soldati bianchi da una parte e gli indigeni da un’altra. Questi due gruppi vengono subito recintati con del filo spinato a rotoli. Inizia così la mia vita da prigioniero degli inglesi. […]
Ancora non mi sento prigioniero tanto più che sono occupato a fare da “trait d’union” fra gli ufficiali del mio comando e gli inglesi. Siamo stati fatti prigionieri da un reparto di sudafricani denominati “King’s African Rifles”. Di questo reparto conservo uno dei bastoncini, lungo due piedi e con il pomolo d’argento, che tanto gli ufficiali che i sottufficiali avevano, e dovevano portare, quando erano di servizio pena la punizione per essere “improperly dressed”, cioè non essere in regola con l’uniforme. Il reparto che ci ha fatto prigionieri deve riprendere la marcia verso nord ed aspetta solo che una colonna di autocarri ci venga a prendere; durante questi giorni perciò le razioni che ci distribuiscono sono veramente scarse e si patisce un po’ la fame, ma questo sarà l’unico periodo di magra.
Il viaggio
Mestieri
militare, gestore di sale cinematografiche, dirigente azienda graficaLivello di scolarizzazione
laurea in Economia e commercioPaesi di emigrazione
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