Mestieri
muratoreLivello di scolarizzazione
licenza elementarePaesi di emigrazione
CanadaData di partenza
29.6.1954Data di ritorno
3.1964Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Dopo oltre due anni come “factotum” in caserma, da tutti benvoluto, Giovanni Zilio riceve una dolente comunicazione. Dovrà cambiare lavoro, e anche in fretta.
Dopo 27 mesi che lavoravo in caserma, il 27 gennaio 1956 [in realtà 1957, Ndr], con 25° sottozero, stavamo facendo un capannone in lamiera, nevicava. Venne lì Lavallée, triste in viso e mi dice: “Zilio, ti ho voluto bene come ad un figlio, mi hai date tante soddisfazioni, ma non posso far niente per te. E’ uscito un ordine dal Ministero della Difesa, bisogna licenziare tutti quelli che non sono cittadini Canadesi. Sono necessari 5 anni per diventare canadese e tu sei qui da appena due anni e mezzo perciò, anche se mi dispiace immensamente, sei licenziato.”
Lo ringraziai, andai in ufficio a prendere la mia paga ed in baracca a prendere la mia roba ed andai tristemente a casa dove la notizia addolorò tutti.
Da oltre due anni Saverio e Rosario lavoravano allo Zuccherificio Redpath, a sud est di Montréal. Andai là in ufficio ed il capo del personale addetto alle assunzioni mi disse che, se ero il fratello degli Zilio, che gli risultava fossero due bravi lavoratori, sarei stato il primo ad essere assunto, ma in primavera. Ora no, perché il canale era chiuso per il ghiaccio e la prima nave con lo zucchero sarebbe arrivata allora. Quelli che avevano meno di 6 anni di anzianità lavorativa erano tutti in disoccupazione in attesa del richiamo. Mi iscrissi nelle liste dei disoccupati e qualche giornata andavo con Miro a fare il giardiniere e qualche altro lavoruccio qua e là in attesa della primavera e della chiamata allo zuccherificio.
Nel frattempo la fidanzata di Miro arriva dall’ Italia, si sposano e lui comincia a lavorare in un calzaturificio nel quale dopo 10 anni diventerà il direttore. Lo sarà fino a cinque anni fa quando andò in pensione. Dall’Italia arriva pure mia sorella Aurelia che viene assunta subito dallo zuccherificio. Ad aprile finalmente comincio anch’io a lavorare nella ditta dei miei fratelli, ma non è più la caserma, lì il lavoro era più duro, c’erano i turni una settimana di giorno ed una di notte. La paga era più alta, a volte si lavorava anche 15 giorni di fila, senza sosta, al sabato ed anche alla domenica. In 8 mesi di lavoro facevo gli stessi soldi che in 12 mesi alla caserma. perché quando lavoravo di giorno facevo anche fino a 4 ore di lavoro straordinario. Ero dimagrito, ma ero pure diventato più forte.
Il primo anno lavorai nel reparto di Saverio a sondare i serbatoi da carboncino di filtraggio dello zucchero, poi misero dei macchinari automatici a ci cambiarono di posto; io all’insaccamento e Saverio all’immagazzinaggio dei sacchi in pile. Lavoro duro sia il suo che il mio. Andai così sotto le grinfie di Rudolf. un nanerottolo austriaco con la testa storta e zoppo che odiava gli Italiani in forma viscerale. Era un lavoro diverso da quello fatto in caserma.
Qui eravamo 6000 operai di 37 nazionalità diverse, la maggioranza francocanadesi bigotti e volgari che essendo in casa loro disprezzavano sia gli Inglesi – Canadesi che tutti gli altri. C’erano forti gruppi di Russi Ucraini, Polacchi, Tedeschi, Belgi, Olandesi, Lussemburghesi, Africani, Spagnoli, Greci, Ebrei ed Italiani, Questi due ultimi più disprezzati degli altri.
Così, entrare in una situazione del genere, mi costò molta fatica emergere da questa accozzaglia eterogenea ed in più, avere alle costole un aguzzino come il mio capo reparto Rudolf. C’era una odiosa macchina la ‘Special Peper’. Preparava zucchero raffinato speciale in sacchi di carta, era situata proprio vicino al telefono sul tavolo della direzione del reparto e da dove Rudolf mi teneva d’occhio. Io ero nuovo ed ero perciò un sorvegliato speciale, essendo italiano e lui, ex prigioniero in Italia 36 anni prima quando io non ero ancora nato.
Passai oltre un mese in quella macchina prima che si decidesse a cambiarmi di posto in una zona più vivibile ed un lavoro più alterno e meno pesante. In quel breve periodo mi nacque l’ulcera e da allora per trent’anni ho dovuto grattarmela. In autunno, un venerdì sera, ero nell’ultima macchina in fondo al reparto in una zona semibuia, venne lì a provocarmi, non ricordo per quale motivo. Persi la pazienza, c’era il frastuono delle macchine in movimento, e lo stesi a terra con due pesanti pugni allo stomaco. Strillò come un maiale e zoppicante, corse dal dirigente notturno e dal capo del sindacato a denunciarmi. Vennero perciò da me a chiedermi se il fatto fosse vero e cosa mi avesse spinto a quel gesto. Raccontai il perché ed il suo odio verso gli Italiani a causa della Prima Guerra Mondiale e che tutti quelli che passavano sotto le sue grinfie erano seviziati ed ora toccava a me. Se ne andarono dicendo che erano storie di noi europei e che per loro era un ‘non luogo a procedere’.
Il viaggio
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CanadaData di partenza
29.6.1954Data di ritorno
3.1964Periodo storico
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