Mestieri
medicoLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
FranciaData di partenza
1944Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Bruno Salmoni, insieme a Ada Gobetti, Paolo Spriano e altri partigiani italiani, sta fuggendo in Francia nel dicembre del 1944. Medico ebreo perseguitato dai fascisti, attraversa il confine seguendo una rotta clandestina che transita per il Passo dell'Orso.
Siamo sul confine; la valle italiana è già scomparsa al nostro sguardo: dalla parte francese il declivio è molto più dolce e la neve meno ghiacciata. Dopo circa due ore di cammino siamo al fondovalle, e imbocchiamo una pineta. Sorge il sole e colora di rosa le cime e i passi. La neve è alta, e a volte si affonda fino a mezzo il corpo. Siamo tutti abbastanza stanchi, e ogni tanto ci buttiamo a sedere sulla neve, ma subito le dita si gelano e bisogna riprendere a camminare; i miei guanti di lana, che ho calzato in sostituzione di quelli di pelle, divenuti inutilizzabili, si sono anch’essi tutti rotti e sono bagnati e induriti dal gelo. Alte nove giungiamo ai Chalets, e facciamo una breve sosta in una baita abbandonata; di fuori Ettore ci prende una foto, dobbiamo avere certe facce! Adesso la valle gira bruscamente a sinistra, e alle spalle abbiamo un altro passo che mena in Italia. Procediamo cautamente per il pericolo di mine. Troviamo uno stradone e cominciamo a discenderlo: Ada con la sua coperta dà alla comitiva uno strano aspetto di profughi sulla neve. Lo stradone ha diverse brusche svolte; adesso Paolo e Alberto sono di nuovo in testa, e a ogni svolta il primo agita il suo fazzoletto. Finalmente vediamo in fondo un movimento di persone. Alberto grida la nostra qualità di partigiani; gli altri intimano di alzar le mani, e di avanzare uno alla volta, Alberto va avanti, lo vediamo parlare coi soldati, poi avanza Paolo, infine noi in gruppo. Sorpassiamo i reticolati, ed ecco i maquisards francesi che ci accolgono cordialmente gridandoci però di passare a destra, per evitare le mine: col piede senza accorgermene avevo sfiorato il cavo d’acciaio. Si congratulano tutti con noi, anche per aver evitato tre colpi di mortaio che «les boches ont tiro sur vous”. Effettivamente un quarto d’ora prima tre o quattro fortissimi colpi avevano attirato la nostra attenzione sul costone opposto, dove scoppiavano granate con frane di terra e neve; ma non eravamo ben sicuri che fossimo noi l’obiettivo. Sono le ll; abbiamo marciato per tredici ore consecutive. Pillo si lamenta del piede destro, e solo con grandi sforzi riusciamo a togliergli la scarpa; l’alluce è molto livido; lo frizioniamo con la neve. Il telefono da campo funziona continuamente per noi: «Sont arrivés huit maquisards italiens: sept hommes et une femme; il y a un blessé». Con Alberto, Ada e Ettore andiamo a riposare in una stanza che ci hanno gentilmente messo a disposizione. Verso le 17 partono Alberto e i tre; la macchina è troppo piccola, e non ci può caricare tutti; più tardi, dopo cena, apprendiamo che per stasera non potremo riunirci. Alle 22 giunge il camion, scarica parecchie balle di paglia, e finalmente possiamo partire, stesi sul fondo, sotto una coperta che ci hanno dato. Dopo un lungo percorso attraverso paesi deserti, tra un freddo intenso, eccoci arrivati, scendiamo in un hotel, sede del comando. E mezzanotte; è Capodanno, Invece del “réveillon», l’ora è segnata da una salva di artiglieria, che ci chiediamo chissà perché apra allora il fuoco contro le posizioni tedesche, facendo sussultare i muri e i vetri dell’albergo. (Abbiamo poi saputo che erano invece colpi in arrivo). All’una ci dicono che oramai non c’è più speranza che giunga la macchina. Portano un materasso per Pillo, e a noi assegnano la compagnia di un capitano che attraci deve condurre alla nostra dimora. Auguriamo la buonanotte al nostro disgraziato compagno, e ci avviamo giù per rampe coperte da uno strato di ghiaccio. Ci svegliamo alle 7: ci offrono un caffè e poi ci conducono all’albergo di ieri sera. Li, attendendo, mi faccio la barba. Pillo, poveretto, è sempre sul suo materasso. Alle 8 colazione, nella sala accanto, degli ufficiali, a cui il colonnello fa un discorsetto in occasione de «le jour de l’an». Anche a noi tocca caffè con pane. Finalmente alle 9 giunge a prenderci una camionetta: all’ospedale sosta; con il sottotenente che ci accompagna sosteniamo Pillo nel suo ingresso. Parlo col medico di servizio; scopriamo il piede; molto peggiorato da ieri; lesioni di secondo grado molto estese. Lascio con dispiacere il mio sfortunato compagno, e risalgo in camionetta..
Il viaggio
Mestieri
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FranciaData di partenza
1944Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Bruno Salmoni
Il Passo dell’Orso
La marcia diventa sempre più difficile: più si sale, più il pendio diventa ripido: la neve...