Lorenzo Musci

Nato in Puglia all’indomani dell’Unità d’Italia, nel 1862, Lorenzo Musci è un contadino mirabilmente autodidatta che racconta, in un intenso memoriale redatto alla veneranda età di 93 anni, la vita sua e della sua numerosa famiglia. Dalle angherie subite dai latifondisti, alle sventure fatali dei climi avversi, ai debiti contratti per tener fronte alle molte nascite.

A partire dal 1905 emigrano negli Stati Uniti, dove già vivono alcuni zii, i più grandi fra i figli di Lorenzo. Nel 1912 li raggiungono lui, la moglie e i sei figli più piccoli. Altri due nasceranno in America. In Ohio, dove si stabilisce, Musci dapprima lavora in una masseria; quindi prende in gestione un negozio di alimentari. L’inquietudine della moglie (a sentir lui) lo costringe a far ritorno in Italia nel 1919: è il primo dopoguerra, e la miseria è perfino peggiore rispetto a quando sono partiti. Per tale ragione, rifatti i bagagli, i Musci ritornano negli Stati Uniti, dove si fermano a vivere. Il solo Lorenzo torna, sia pur brevemente, nel 1939; a suo dire, è la moglie a insistere perché vada a conoscere i nipoti natigli dall’unico figlio tornato a vivere in Italia, nel paese natale di Santeramo (Bari). Nella breve nota introduttiva premessa al memoriale, un nipote di Musci, suo omonimo, ci informa che le ragioni di tale rimpatrio furono tutte politiche, e vi si deve leggere tanto l’avversione al capitalismo quanto quella al fascismo. Inoltre è probabile che sia stata la guerra a impedirgli un rapido rientro negli States. Nelle sue pagine il pugliese non ne fa menzione, e non si sa se sia stata la tarda età, o una prudente reticenza (come, ancora una volta, suggerisce il nipote) a fargli tacere questa parte della storia.