Mestieri
operaia, imprenditriceLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
Stati Uniti d'AmericaData di partenza
1955Periodo storico
Periodo post seconda guerra mondiale (1946-1976)Colomba, quattordici anni, è giunta da pochissimo negli Stati Uniti insieme al padre.
Ad un’ora di macchina da New York si era creata una piccola Minturno. Non so perché tanta emigrazione minturnese fosse finita proprio in quella cittadina, fatto sta che in quel periodo forse più della metà della popolazione era italiana, è una buona metà di questa era minturnese. I nostri parenti erano arrivati lì a più riprese. I più fortunati prima della guerra, gli altri subito dopo. Ancora oggi esiste un club minturnese, di cui mio fratello Raffaele, in seguito, diventò uno dei più impegnati attivisti. L’arrivo in quella terra per me un gran trambusto. Avevo sensazioni di vario genere, ma comunque nessuna che fosse legata alla nostalgia di casa. Vedevo un mondo diverso, un mondo in movimento, al contrario della staticità delle nostre terre. Un mondo che si moveva sotto l’impulso della modernità. E poi mi colpì la freschezza delle persone, qualcosa di diverso dal grigiore e la rudezza delle nostre persone. Li sembravano tutti allegri, vivaci, sereni e per niente stanchi. Doveva ancora passare del tempo prima che capissi che poi non era esattamente così, e che la stanchezza come la tristezza era nascosta dietro le facciate colorate di ognuno. Però quella prima sera c’era da divertirsi, a casa dei miei zii che di li a due anni ci avrebbero ospitati. Per l’occasione che erano arrivati “i parenti dell’Italia” vennero a cena altri parenti, a me sconosciuti. Una tavolata di una dozzina di persone, credo.
Uno di questi si sedette accanto a mio padre, egli disse da subito che aveva dei problemi fisici, e l’ho pregata di non far caso a qualche suo “rumore”. Mio padre segui le convenienze e disse allegramente che non c’era alcun problema. Così questo parente comincio a scorreggiare, in maniera anche alquanto fragorosa. La cosa andrà avanti per un po’, e con una frequenza evidentemente eccessiva. Solo che i padroni di casa non davano segno di preoccuparsene. E lo zio americano incontinente insisteva. Così mio padre ad un certo punto perso la pazienza e gli disse qualcosa che non era più gentile come prima, chiedendogli di allontanarsi dalla tavola se proprio non poteva resistere. Fu così che venne fuori un piccolo palloncino gonfiabile, che posto sotto il sedere e metteva il tipico rumore del perito ad ogni movimento del corpo. Era uno scherzo. L’Italia sembrava già lontana, Italia dove la gente adulta non scherzava, dove il lavoro e la sofferenza abbrutiva.
A casa di queste persone passano un anno. Mio padre pagava una quota, una retta, la chiamavano, e io dormivo con mia cugina più grande, Carmen, americanizzazione di Carmina, nome anche di mia sorella. Poi mio padre litigo con mio zio, e andammo a vivere da soli, in un seminterrato affittato ci da calabresi taccagni e malelingue.
Il viaggio
Mestieri
operaia, imprenditriceLivello di scolarizzazione
Paesi di emigrazione
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1955Periodo storico
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