Mestieri
pedagogistaLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Burundi, SomaliaData di partenza
1996Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Temi
usi e costumiTemi
usi e costumiSilvia Montevecchi racconta la quotidianità in Somalia, le differenze che riscontra nello stile di vita della popolazione locale.
22.6.99
Frammenti di vita quotidiana da Berbera, Somaliland
* Ormai credo di essere “massaggio-dipendente”. A Tanà facevo uno o due massaggi a settimana, a Diego tre, qui…uno ogni sera!
Due mesi fa, quando avevo male dappertutto e cercavo una massaggiatrice, tutti quanti ridevano dicendo che non l’avrei trovata, perché qui i massaggi…”non fanno parte della cultura”. Quante idee preconcette, come al solito. L’ho trovata in fretta invece, e mi hanno detto che ci sono etnie che usano molto il massaggio, tradizionalmente, che se lo fanno in famiglia. Le donne dei villaggi, parlandone, mi facevano vedere movimenti con le mani molto professionali.
Ho trovato F., che ha 15 anni ed è parente della nostra cuoca, S., che prendo sempre in giro perché non si toglie mai questo accidenti di velo neanche quando ribolle tra i fornelli e gocciola sudore. Lei ride, ma se lo tiene lo stesso!
- era a Berbera proprio per cercare lavoro. Sono contenta di averglielo trovato. E naturalmente, è contenta anche lei, dato che con i massaggi… si guadagna bene. E quando posso le trovo altri clienti. All’inizio si è capito che, tra gli autisti e i guardiani fuori dal cancello, turbava un po’ lo status quo questa figura femminile che veniva ogni sera in casa degli stranieri. “Cosa farà mai?!”
Un giorno ho fatto apposta ad arrabbiarmi, con S., perché F. non era venuta, e l’ho fatto utilizzando come interprete (S. non parla inglese) proprio quello che sappiamo essere tra i più conservatori. E dicevo “insomma, ha appena cominciato a lavorare, e già se ne va in vacanza?! Io ho male a un piede, non riesco quasi a camminare, dille che se non viene domani sera cerco un’altra!” Credo che da quella volta abbiano realizzato che non faceva nulla diabolico e abbiano smesso di rompere.
Che nervi! Le piccole città, ovunque, sono delle botteghe. Nei paesi mussulmani poi, una donna non può proprio avere una vita sua senza creare rivolgimenti e dicerie.
Ad ogni modo, F. viene qui ogni sera, tutta contenta perché ha i suoi soldini, ed è piuttosto brava nelle manipolazioni, e io la gratifico ogni giorno dicendole che costituisce il momento più bello della mia giornata. Il ché è quasi vero, e quasi ogni volta mi addormento. Poi mi sveglio per forza perché finisce alle otto, quando è ora di cena. Un giorno, di venerdì, (che qui – vi ricordo – è festa) le chiedo “Beh, com’è andata? Che hai fatto oggi?” Lei tutta contenta ride “Ah, ho fatto un sacco di cose!” E io incuriosita mi domando chissà cosa c’è da fare a Berbera di venerdì, magari la gente di qui conosce cose per noi impensabili…E insisto “Come tante cose? Quali? Racconta!” E lei, sempre sorridente, “Ho fatto il bucato!” “Hai fatto il bucato?! E poi? Quali altre cose?” “E poi ho dormito!” “E poi? F., mi hai detto tante cose. Queste sono solo due! Dopo che hai dormito?” “No, niente, dopo che ho dormito niente. Ho lavato i vestiti e ho dormito”. …Okay! Tutto è sempre relativo.
Il viaggio
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