Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
licenza scuola media superiorePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1942Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Il “villaggio Calò” è solo un granello di quel pulviscolo di concessioni nelle quali operavano i coloni italiani in Libia tra gli anni Trenta e Quaranta del Novecento, cercando di rendere produttiva un territorio naturalisticamente ostile. Intorno all’impresa agricola crescevano piccoli nuclei dotati di servizi essenziali, come la scuola. In quella del villaggio Calò, tra Homs e Tripoli, cerca di improvvisarsi maestro Massimo Altheimer.
Fummo nominati maestri di scuola. Il più fortunato di noi e, a dire il vero, anche il più quotato, venne assegnato ad una scuola alla periferia di Tripoli mentre io ed altri due miei amici fummo destinati a quelle piccole comunità agricole che il governo fascista aveva creato in varie località della Tripolitania. Dopo aver raggiunto la direzione didattica, situata a Homs ed aver approfittato dell’occasione per visitare le vicine rovine di Leptis Magna, ci trasferimmo definitivamente alle nostre rispettive sedi: io a Fonduk el Allush, detto anche villaggio Calò, un collega a una decina di chilometri da me al villaggio Corradini e un terzo un po’ più all’interno al villaggio Marconi. Il villaggio nel quale mi insediai suscitò in me una favorevole impressione. Da un lato della strada che collegava Tripoli a Homs c’era una grande fattoria che disponeva di agrumeti, coltivazioni di viti e cerali, mentre sul lato opposto erano sparse otto o dieci piccole costruzioni nelle quali abitavano le famiglie dei coloni, quasi tutti di origine siciliana. Ai margini di questa piccola comunità sorgeva il fabbricato scolastico composto del solo piano terreno e così suddiviso: un’aula abbastanza spaziosa alla quale si accedeva lateralmente e due locali e una toeletta situati posteriormente, collegati fra di loro da un breve corridoio che ad un’estremità immetteva nell’aula e dalla parte opposta su quello che potrei chiamare il mio ingresso privato. Delle due stanze che avrebbero dovuto costruire il mio alloggio, una era stata adibita a modestissimo ambulatorio e l’altra era totalmente priva del ben che minimo arredamento. Ritenendo che la persona più influente del villaggio fosse il fattore, mi rivolsi a lui per ottenere almeno una brandina su cui trascorrere la notte ed egli stesso mi informò che parte dell’arredamento della mia camera era stato “posto in salvo” da alcuni abitanti del villaggio: perciò di esporre all’ingresso della scuola un avviso con il quale invitavo chiunque ne fosse in possesso a restituire immediatamente il materiale asportato onde evitare una mia denuncia per appropriazione indebita. L’effetto di tale avvertimento fu positivo perché nel giro di poche ore mi arrivò una specie di credenza, un tavolino, un paio di sedie, una rete metallica e una bacinella che mi permisero di arredare sommariamente la mia francescana dimora.
Il viaggio
Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
licenza scuola media superiorePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1942Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Gli altri racconti di Massimo Altheimer
Vaste distese di sabbia
Nell'aula scolastica i banchi erano in numero sufficiente e, oltre alla cattedra, potevo disporre di libri,...
Un’epidemia misteriosa
Poco per volta conobbi gli abitanti del villaggio e fra questi un giovanotto intelligente e rispettoso...