Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
licenza scuola media superiorePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1942Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)Massimo Altheimer si trova a insegnare nella scuola di un piccolo villaggio situato tra Tripoli e Homs, nella Libia del 1942. Improvvisamente gli abitanti dell’insediamento colonico, tra i quali un suo piccolo alunno, cominciano ad ammalarsi.
Poco per volta conobbi gli abitanti del villaggio e fra questi un giovanotto intelligente e rispettoso che mi insegnò il gioco degli scacchi e con il quale disputai interminabili partite. Ero perciò convinto che la mia nuova vita di maestro sarebbe trascorsa tranquillamente almeno per tutta la durata dell’anno scolastico, ma altri fatti imprevedibili vennero – ancora una volta – a movimentare la mia esistenza. Accadde infatti che a un certo momento alcuni abitanti del villaggio cominciarono ad ammalarsi e tale indisposizione colpì anche un mio alunno che, da vivace e sveglio qual’era, divenne improvvisamente abulico e svogliato. Il medico che ogni settimana veniva da Gasr Garabulli, un paesotto arabo posto a diversi chilometri dal nostro villaggio, fu chiamato espressamente e, dopo aver visitato gli ammalati, dovette ammettere di non aver individuato la natura del male. Nel timore che si trattasse di una epidemia misteriosa provocata da acqua inquinata o da altre cause, convinse gli ammalati a farsi ricoverare nell’ospedale di Tripoli, raccomandando agli altri di usare ogni possibile misura igienica. Dopo qualche giorno giunse da Tripoli la triste notizia che il mio scolaro ed i suoi genitori erano morti e che la causa del loro decesso era da attribuirsi a “saturnismo” e cioè ad avvelenamento da piombo. Venni così a sapere che nel villaggio esistevano due mulini per la macinazione del grano e che in uno di essi la mola si era incrinata. Il mugnaio – con inqualificabile leggerezza – aveva pensato di rimediare al guaio versando nella fenditura del piombo fuso che si era ben presto solidificato. Quando il mulino fu rimesso in funzione lo sfregamento delle mole polverizzava in parte il piombo che, mescolandosi alla farina, rendeva quest’ultima estremamente velenosa. Chi si era servito di quel mulino ne aveva subito le dolorose conseguenze, mentre coloro che erano ricorsi all’altro erano rimasti indenni. Io per mia fortuna ero retribuito parte in denaro e parte in natura (the, zucchero, latte in polvere e farina) e perciò il pane e la pasta di cui mi alimentavo, preparati e cucinati da una donna del villaggio, mi avevano evitato il rischio di fare la fine di quei poveretti che morirono o di quegli altri che dopo una lunga degenza in ospedale, poterono tornare alle loro case.
Il viaggio
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