Mestieri
elettrotecnicoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
Vietnam, SudanData di partenza
1979Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Dall’Asia all’Africa, dal Vietnam nel dopoguerra al Sudan nel pieno della seconda guerra civile della sua storia contemporanea. Sisto Cherchi è lì, sveste i panni di ingegnere che si è cucito addosso in una vita, a Torino, in Italia. Indossa quelli di cooperante che rischia tutto per portare aiuto a un popolo vessato dalla guerra e stremato dalle privazioni. E scrive a Ombretta, sua amica, che vive in Italia.
Khartoum: 30.1.88
Cara Ombretta
Sono trascorsi ormai alcuni mesi da quando ho ricevuto (anzi trovato al ritorno da un lungo viaggio) la tua graditissima lettera. Graditissima soprattutto perché ho appreso da essa che la tua amicizia per me non si è appannata, nonostante che lunghi silenzi interrompano le nostre comunicazioni. Anch’io spesso penso a te. provando gli stessi sentimenti dei primi tempi che abbiamo stretto amicizia, i quali permangono in me con immutata freschezza. Vorrei scriverti o parlarti con più frequenza, ma da un anno e mezzo ad oggi ho trascorso parecchio tempo all’estero: in Africa, in India e in Indocina, e nel corso delle mie brevi permanenze a Torino sono pressato da innumerevoli incombenze che nel corso della mia assenza dall’Italia si sono accumulate. Sono perciò arrivato alla determinazione di scriverti dai luoghi in cui mi trovo, approfittando delle pause che ogni tanto mi posso concedere. Adesso ti sto scrivendo dal Sudan, da Khartoum, dove da una settimana sto aspettando il visto delle autorità militari per potermi recare nelle zone di guerra. Mi scuserai certamente la pessima grafia, polche sto scrivendo senza disporre di un tavolo, e la trascuratezza della sintassi, che non posso curare per via della fretta. Sono qui in Sudan, inviato da una organizzazione per gli aiuti internazionali, il Fidi, per studiare i sistemi logistici più adeguati per far giungere i soccorsi alle popolazioni duramente colpite dalla guerra.
Purtroppo non potrà recarmi a Malakal, stretta da assedio dalle truppe dell’Esercito Popolare Sudanese, dove più di 130.000 persone, rifugiatesi nella zona, stanno morendo di fame in seguito al blocco di ogni rifornimento. La stessa situazione si riscontra a Wciu Muruku e Kyotea dove i ribelli hanno interrotto qualsiasi via di comunicazione. Sono poche, poverissime cittadine, ma il territorio che le circonda è più vasto dell’Italia e viene abbandonato dalle popolazioni terrorizzate dalle continue battaglie, dalle mine sparse dappertutto, dalle rappresaglie che massacrano interi villaggi. Io son riuscito ad accordarmi con una piccola compagnia privata, che possiede un aereo da carico, col quale potrebbe portarmi a Alba, in Equatoria, dove i ribelli ricevono un compenso per non abbattere questo aereo servendosi di missili portatili SAK/L Nonostante questi infidi contratti, quattordici aerei privati che si recavano a Juba per portarvi rifornimenti sono stati abbattuti, lo confido comunque nella mia buona stella e d’altra parte, arrivato a questo punto non posso ritornare in Italia senza avere compiuto la missione. Riflettevo proprio stanotte sul fatto che il timore della morte non è molto intenso, quando si vive dove la morte è eccezionalmente frequente. Fortunatamente Marghet non conosce esattamente la grave situazione, pur sapendo che mi sto recando in una zona di guerra. Penso a lei con infinita gratitudine, poiché mi consente di tare delle scelte che a lei procurano molte ansie. Penso che le persone più ammirevoli non siano quelle che affrontano situazioni pericolose, avendo però la gratificazione del successo della missione compita, ma quelle che restano in attesa dei congiunti che amano, senza nessuna ricompensa psicologica.
Il viaggio
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