Mestieri
elettrotecnicoLivello di scolarizzazione
diploma di scuola media superiorePaesi di emigrazione
Vietnam, SudanData di partenza
1979Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Sisto Cherchi è in Sudan, dove nel 1988 imperversa la guerra civile. Arriva a Giuba, città controllata da guerriglieri che lo intimidiscono, nonostante sappiano che è in viaggio umanitario. Trattamenti peggiori hanno subito i religiosi con i quali Sisto entra in contatto, frati che hanno subito rapimenti e suore violentate.
4.2.88.
Sono arrivato ieri pomeriggio a Juba sano e salvo. Scusa la pessima grafia, ma quando ieri ho dovuto interrompere la lettera l’aereo ha incontrato un impressionante vuoto d’aria. Quando ha toccato terra è rimbalzato come un’enorme palla e ho temuto che la montagna di sacchi di farina strappasse le reti di ancoraggio e mi franasse addosso. All’aeroporto, pieno di soldati armatissimi e truci, sono stato accolto più con ostilità che con diffidenza, nonostante che il mio permesso fosse in piena regola. Mi hanno ammonito di non fare passi falsi e di non allontanarmi dall’abitato circondato da ogni parte dai guerriglieri. Ti sto scrivendo da una tranquilla Missione, dove il mio amico Padre Mattia, che ho conosciuto in Italia, mi ospiterà per tutto il tempo che resterò a Juba. Padre Mattia è un uomo infinitamente buono e sereno, che vive quasi da trent’anni in questo angolo sperduto del monda, nei pressi di Juba, in un villaggio di capanne a “tucul” della tribù Mundàri. Qui sembra tutto tranquillo è la serenità di padre Mattia mi infonde coraggio. Tuttavia è un luogo dove sono accaduti l’anno scorso fatti drammatici. Lui stesso è stato rapito dai guerriglieri, ma è riuscito a fuggire, ritornando alla sua Missione percorrendo a piedi quasi trecento chilometri. Mi spiega bonariamente che i guerriglieri sono bravi ragazzi, un po’ esaltati dal successo della loro guerra, che consente ad essi di occupare una zona più grande dell’Italia, dove le guarnigioni dell’Esercito nazionale vivono in perenne stata di assedio.
In serata mi ha accompagnato a visitare tre suore americane che vivono nelle vicinanze, dedicandosi alla vaccinazione dei bambini. Porte e finestre della loro casa sono scheggiate e perforate dai proiettili di mitra, sparati dai guerriglieri qualche mese fa per penetrare nel piccolo edificio dove hanno rapito due suore, le più carine. Per discrezione non ho chiesto che trattamento hanno subito prima di essere liberate, ma hanno fatto capire, con un po’ di “humor” che se le avessero santificate non avrebbero potuto godere dell’appellativo di vergini.
Il viaggio
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