Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
licenza scuola media superiorePaesi di emigrazione
LibiaData di partenza
1943Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)>Primavera 1943: le truppe angloamericane sferrano attacchi decisivi per la risoluzione della campagna del Nord Africa. Leo Checchi combatte nella fanteria italiana e racconta, utilizzando la metrica della “ottava rima”, le fasi più concitate degli scontri i quali partecipa.
Eccomi qua nel nero continente
Dalla mia terra parecchio lontana
Resto stordito dal sole bollente
Quando disceso son dall’aereoplano
A me d’intorno vedo tanta gente
Tutta vestita con il barracano;
Hanno il cappello rosso sulla testa,
Ed a noi fanno un’infinita festa.
Una mattina l’ordine veniva
Di partir per il fronte. Siam contenti.
L’accampamento noi si demoliva
Nella speranza di migliori eventi.
Arrivò la colonna: si partiva
Fieri d’esser fra breve combattenti.
A tutti c’interessa l’avventura.
Dopo ci s’appostò su di un’altura.
Di qui si dominava la pianura:
Proprio vicino a Gabes eravamo.
La pala ed il piccone si procura,
Per la vita scampar noi lavoriamo:
Su quella terra arida e ben dura
Una piccola buca prepariamo;
Fatta, subito dentro mi sdraiai
Perché su noi sparavano i mortai.
Il primo giorno non cessaron mai
Gli attacchi contro noi d’artiglieria;
Le nostre batterie pur l’ascoltai
Fuoco sputar con tanta bramosia.
La loda ch’era dura constatai,
Ma non esiste la malinconia:
Noi nella buca, bene riparati,
Per l’urto c’eravamo preparati.
Da un gran rumore fummo frastornati;
Guardai fra quella sabbia del deserto
Pensando, forse, che dei carri armati
Venissero all’attacco. Poi fui certo
Ch’erano invece sull’aria piombati
Aerei nemici; avevano coperto
Il cielo; lor gettavano spezzoni
Per colpire le nostre posizioni.
Subito rispondevano i cannoni
Sparando contro questi bombardieri.
Vidi un aereo fare dei ruzzoloni:
Era colpito dai nostri artiglieri;
Poi con fiamme di grosse proporzioni
A picco venne giù. Noi fummo fieri
Delle nostr’armi che l’avean centrato.
Ed il nemico venne sbaragliato.
Il primo giorno abbiamo lavorato
Di giorno e notte per fortificarsi.
Un gran foss’anticarro fu tracciato
Dove il nemico dovrebbe fermarsi.
Dei rinforzi ci avevano mandato,
Dei carrarmati vidi radunarsi.
Quel movimento ci fè dubitare
Ch’eran gli eventi per precipitare.
Quando noi si credeva d’avanzare,
Il nemico attaccò la posizione,
Ma per lui non ci fu niente da fare:
Fu respinto dal nostro battaglione.
Dovevamo, però, fra noi contare
Morti, feriti, molta distruzione.
Ora l’idea di una nostr’avanzata,
Pensai, sarebbe stata rimandata.
Il viaggio
Mestieri
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