Addis Abeba

Il I settembre 1939 sono residente ad Addis Abeba. Vengo alloggiato provvisoriamente presso una famiglia italiana. La città è già molto sviluppata sia urbanisticamente che commercialmente. È una città che, nel complesso appare di stile europeo, conserva le sue caratteristiche di un grande villaggio africano. Certamente c’è ancora molto da fare per diventare una degna capitale di un impero romano. La posizione ad oltre 2000 metri di altitudine favorisce un clima primaverile costante. La natura sembra averla privileggiata nel darle una fantastica bellezza. Sono state aperte scuole fino al Liceo e Istituti Commerciali. I servizi urbani di autotrasporto funzionano alla perfezione. Sono sorti lussuosi edifici pubblici ed eleganti ristoranti con piscine e campi da tennis. Anche i bar e gli alberghi fanno invidia a quelli metropolitani. Ci sono persino le case di appuntamento di tre categorie: da L. 15 – 10 – 5. Ce n’è una più comune da L. 3. Le donne ospitate in queste case sono quasi tutte italiane venute da ogni città e qualcuna anche estera. Queste case di godimento sessuale sono state volute dal regime per i militari senza moglie. Si vede anche tanta eleganza nelle donne europee, che alla sera passeggiano lungo il viale Mussolini e in piazza Littorio. Si contano circa 400 mila italiani che ormai vivono e lavorano in Etiopia, spinti da interessi o da spirito di avventura.