Paesi di emigrazione
EritreaData di partenza
1937Periodo storico
Periodo tra le due guerre mondiali (1914-1945)La vita coloniale della classe dirigente italiana in Eritrea, prima dello scoppio della Seconda guerra mondiale, riprende vita nei ricordi di Aura Rali, una bambina ai tempi.
I due anni che precedettero lo scoppio della guerra furono belli, sereni, appaganti per tutta la famiglia, come non lo furono mai altri.
Nei fine settimana eravamo spesso invitati nelle “Concessioni” dei “Vecchi Coloniali”. Si trattava di appezzamenti di terreno che il Governo Italiano aveva affidato ai nostri connazionali che si erano trasferiti in Eritrea tanti anni prima e dove erano state create delle piantagioni modello costate quasi sempre fatica e sacrifici e dove si producevano, tra l’altro, caffè, tabacco, cotone, frutta ed ortaggi di vario genere. Avevano abitazioni molto ampie, con molte camere, anche se arredate con semplicità. I miei genitori visitavano con piacere queste piantagioni dove avevano l’opportunità di incontrarsi con i loro amici. Le donne intavolavano conversazioni, noi bambini si giocava mentre gli uomini generalmente si dedicavano alla caccia. Un giorno uccisero un uccello bellissimo con una apertura alare di due metri ed io piansi la sua morte. A volte a queste scorribande nella boscaglia, partecipavano anche le mogli ed i figli, sempre scortati da nativi pratici dei luoghi.
Durante una di queste escursioni andammo incontro ad una brutta avventura. Eravamo in compagnia della famiglia Cresi, un avvocato amico di papà, della moglie inglese e del figlioletto di nome Charly che aveva la mia stessa età. Dopo una colazione al sacco, ci inoltrammo tutti nella boscaglia di “mopani”, tra i rami dei quali saltellavano le scimmiette abissine. Ad un certo punto Charly si staccò dal gruppo ed io lo segui. Proseguimmo per un sentiero battuto, fingendoci esploratori, improvvisamente ci bloccò un serpente che pendeva dal ramo di un albero e che aveva quasi ipnotizzato il mio amichetto, sibilando sinistramente e facendo saettare la lingua biforcuta preparandosi all’attacco. A quella vista lanciai uno strillo acutissimo attirando l’attenzione di papà e dell’avvocato che accorsi prontamente spararono simultaneamente, uccidendo il serpente che era ormai soltanto a pochi centimetri dalla faccia di Charly. Ci spaventammo molto e da quel momento noi bambini restammo buoni buoni, attaccati alle nostre mamme per il resto della giornata.
Il viaggio
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