Le nozze

Incominciammo a fare i documenti per sposarci. Tu dovevi partire e le pratiche erano piuttosto lunghe. Mio padre cominciava ad abituarsi all’idea di vedermi andare lontano. A settembre partisti per la Francia e non facemmo in tempo a sposarci. Quanto fu doloroso l’addio! Sembrava mi staccassero una parte di me. Mi sentii sola come non mai. Mi mancavi tanto e aspettavo con ansia l’autorizzazione a sposarci.

Passarono diversi mesi e si avvicinava di nuovo il Natale. Mi mandasti un pacco speditoti dalla tua famiglia. In esso c’era un anello di fidanzamento e un abito da sposa. Fui tanto contenta. L’abito mi stava benissimo ed era meraviglioso come pure l’anello. Avevi saputo mandare le mie misure alla perfezione. Mi scrivevi che eri impaziente e che l’attesa ti sembrava un’eternità. Passò qualche mese e finalmente le pratiche furono pronte. Avesti pochi giorni di  permesso, e in una splendida mattina di primavera ci sposammo. […]

Poi dovesti ripartire per la Francia e la mia unica gioia era il ricevere le tue lettere. Aspettavi da un momento all’altro di imbarcarti per l’America, ma malgrado le tue dolcissime lettere, dicevi di amarmi, di sentire molto la mia mancanza, di venire a prendermi subito dopo il congedo, quel senso di vuoto che mi aveva lasciato la tua partenza non accennava a diminuire. Desideravo vederti, stringermi forte a te. Le uniche condizioni che papà ti aveva posto erano state di non farmi partire da sola. Tu le avevi accettate. Saresti venuto a prendermi dopo il tuo rientro in America, ma quanto tempo doveva ancora passare prima di rivederti, di risentirmi viva?