Esecuzione

Avvertii il Tenente che io non volevo assistere all’esecuzione, ma che sarei intervenuto solo dopo per la ricognizione del cadavere e che, nel frattempo, mi ritiravo sotto la mia tenda. Dopo un poco sentii delle grida molto acute, poi silenzio, ed infine, più lontano, due colpi di moschetto. Un graduato indigeno mi venne a chiamare, portava in mano un «fanus» ossia un lume a petrolio e mi disse che mi voleva il Tenente dei C.C. Scesi, coi baluc-bosci, in una specie di fossato che era nei pressi del nostro accampamento e vi trovai il cadavere di A. con la testa orrendamente squarciata nella nuca da un colpo sparato a bruciapelo. Dopo tre o quattro giorni, venne l’ordine di mandare sotto scorta, fino a Gimma, la sorella di A. e altri due scioani che furono presi in consegna da una pattuglia di carabinieri e condotti fino a Addis-Abebas. Si seppe, più tardi, che dopo l’attentato a Graziani erano stati arrestati due supposti attentatori, ad uno dei quali fu trovata una lettera di A., mandata tramite confidenti da Bonga, nella quale si concordava di agire -come da progetto – in modo che i ribelli ancora operanti alla macchia fossero incoraggiati dal sapere che anche al centro si svolgeva l’opera dei «Giovani Abissini».