Mestieri
impiegata comunaleLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Messico, Guatemala, PerùData di partenza
1981Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Elvira e Alberto si sposano: come ha spiegato Elvira in una precedente lettera alla madre, è più un’esigenza legata alla sua permanenza in Perù, dove Alberto è cittadino, piuttosto che un gesto sentito da entrambi. Perciò il matrimonio è frugale, del resto c’è un bambino in arrivo e le priorità per i due giovani sono altre.
S Cuzco, 29 aprile
Cara mamma, avrei voluto scriverti subito dopo la tua telefonata, ma credimi, questi giorni sono stati veramente frenetici e io mi sento molto stanca. Ma andiamo per ordine. Il matrimonio: come ti ho detto al telefono la cerimonia è stata molto semplice, io mi ero messa il completino a quadrettini rossi e blu che mi hai mandato, Alberto aveva una normalissima maglietta gialla. C’erano Carla, Violeta e Polanco, grande amico di Alberto,un pittore un po’ squinternato, come testimone. Abbiamo dovuto aspettare un bel po’ perché prima di noi c’erano altre due coppie. Il posto non era un granchè, c’erano grandi murales alle pareti, il sindaco era zoppo e molto gentile. Mi sono commossa, ero felice, ma come ti ho già detto, è una felicità che con Alberto provo tutti i giorni. A pranzo Violeta ha fatto una grigliata, eravamo solo noi più uno zio di Alberto che si chiama Alfonso. Io ho bevuto molto champagne, di quello vero (la Veuve Clicot!) e sono andata a fare un pisolino per riprendermi un po’. Il bambino si muoveva più del solito, forse era contento pure lui. Tutto qui. Da una settimana circa siamo a Cuzco. Appena arrivata non mi sono sentita molto bene. E’ il “soroche”, il mal di montagna, mi girava la testa e avevo la nausea. Ma è normale a 3600 m. di altezza. Quique e Wilma, una coppia di vecchi conoscenti di Alberto, ci hanno portato a casa loro e mi sono sdraiata un po’, poi mi hanno fatto bere una tisana a base di coca, non ti spaventare, qui è normale, è un’erba come un’altra. In effetti dopo mi sono sentita meglio.
La città e bellissima, tutta coloniale, con grandi piazze ed edifici bianchi con le finestre blu. E’ piena di indios piuttosto malmessi e dalla faccia triste, questo mi fa sentire un poco “strana” Che ci faccio io qui? mi viene da chiedermi. La pensione dove siamo andati era piuttosto squallida e il giorno dopo abbiamo trovato un alberghetto carino in centro. Solo che fa molto freddo, soprattutto quando cala il sole, e qui nessuno ha il riscaldamento. Ma dopo due giorni Wilma, che è una persona veramente gentilissima, ci ha portato a vedere una casa da affittare. E’ una specie di villetta con il patio in comune con un’altra famiglia. Non è male, solo che è strana, per andare da una stanza all’altra devi uscire fuori, come nelle case romane. C’è un salotto, una camera da letto con il bagno, una piccola cucina e una cameretta. Il fornello è un po’ particolare, funziona a cherosene, con uno stantuffo, che quando l’accendi fa un grande botto. La cosa bella è che c’è il parquet in ogni stanza. Abbiamo comprato un po’ di mobili di legno al mercato, il letto, il tavolo, le sedie e delle mensole per farci delle librerie con i mattoni.
Nella camera da letto c’è una profonda nicchia che utilizzeremo come armadio a muro mettendoci una tenda. Insomma ci siamo sistemati abbastanza bene. Solo che mi sono un po’ stancata, troppe cose in pochi giorni, il matrimonio, il viaggio, la casa, e tutta questa miseria intorno. Non so se riuscirò ad abituarmici. Ma non ti preoccupare, lo sai che sono “tosta”. Alberto è in contatto con il direttore di un’agenzia turistica, pare che ci sarà la possibilità di fare la guida a Machu Pichu. A me hanno offerto di tradurre in italiano e leggere con la mia voce le informazioni turistiche contenute in una guida sulla città, su cassetta. In questo momento Alberto sta dipingendo nella piccola camera che ha adibito a studio. Gli piace tanto stare qui: c’era venuto ai tempi dell’accademia, per lui è un posto speciale, pieno di ricordi. Forse riuscirò anch’io ad affezionarmici, mi ci vorrà solo un po’ di tempo. Sono stata dal ginecologo. E’ un meticcio, piccolino, molto carino, ha studiato negli USA, si chiama Darcy Aguirre. Mi ha fatto una bella visita e mi ha tranquillizzata, va tutto bene, il bambino cresce, non ci sono problemi. Dovrò tornare fra un mese e poi ogni 15 giorni, fino al parto. Ora ti lascio, dobbiamo andare al mercato a fare la spesa. La prossima volta ti voglio descrivere il mercato, vale veramente la pena, ma ora scappo. Stai tranquilla, fra poco ci vedremo e ci sarà anche il piccolino. Ti abbraccio forte forte. Elvira
Il viaggio
Mestieri
impiegata comunaleLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
Messico, Guatemala, PerùData di partenza
1981Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gli altri racconti di Elvira Bianchi
La città delle contraddizioni
Città del Messico, 11 Maggio 1981 Cara mamma, finalmente eccomi qua, un po' stanca per le fatiche...
Perquisiti in Guatemala
Flores, Guatemala,11 luglio Cara mamma, ti scrivo dalla terrazza del nostro albergo sul lago. Siamo in Guatemala...
A casa di Dona Carmen
Josè, Costa Rica, 4 settembre Cara mamma, eccoci qui in Costa Rica. Siamo arrivati da 8...
“Aspetto un bambino”
S.J. 19 dicembre Cara mamma, ti ho telefonato solo due ore fa e voglio scriverti subito per...
Incinta di cinque mesi
S.J.; 18 marzo Carissima mamma, eccomi qui con quella che sarà decisamente la mia ultima lettera dalla...
Quasi madre
Cuzco, 15 luglio, notte Carissima mamma, ti scrivo anche se nel frattempo non ho ricevuto nessuna lettera...
Ritorno in Italia
Lima, 7 ottobre Cara mamma, pochi giorni dopo che avrai ricevuto questa lettera, arriveremo noi. Ti...