Moglie, madre, lavoratrice
L’autrice ricorda un momento di profonda crisi del suo matrimonio con John. Hanno avuto un bambino, il piccolo Johnny, ma lei ne ha perduto un altro a gravidanza avanzata, ed è piombata nella depressione e nell’isolamento più neri.
Io diventavo sempre più americana. Mangiavo alla loro maniera, e qualche volta mi accorgevo di pensare addirittura in inglese. […]
Al pomeriggio ricevemmo la visita di una nostra vicina col marito. preside di una scola italo-americana, insegnava anche lingue. Non ero molto brillante, quel giorno, e se ne accorsero. Dissero che da un po’ di tempo notavano la mia tristezza e che erano venuti per farci una proposta che, forse, avrebbe potuto giovare alla mia salute.
In una scuola cercavano un’insegnante di italiano, e avevano pensato a me. L’idea di lavorare non mi era mai balenata per la testa, da quando ti avevo sposato, ma pensai che in quel momento, questo poteva aiutarmi. Dopotutto, avevo il diploma di maestra, anche se i titoli di studio in America erano diversi. Tu eri contrariato, ma davanti a loro non fiatasti, né ti opponesti, quando, due giorni dopo, accettai l’incarico. Dopotutto, ne avevo di tempo libero. Avevo una donna che al mattino veniva a pulire la casa, il bambino andava all’asilo e il pomeriggio lo avrei avuto libero per potermi dedicare a lui.
Era una scuola di suore, e mi trovai subito a mio agio.
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