Mestieri
impiegatoLivello di scolarizzazione
diploma scuola media superiorePaesi di emigrazione
IndiaData di partenza
1983Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Giovanni Terreri trascorre alcuni giorni a Bombay (oggi Mumbai), nel corso di un lungo viaggio in Oriente nel 1983. L'impressione che ricava della metropoli indiana non è delle migliori.
Bombay, 12 ottobre 1983, pomeriggio. Bombay mi sembra un autentico inferno: la città, in centro, non sarebbe neanche brutta, è molto occidentalizzata, più di tutti gli altri posti che ho visto; la gente è spaventosamente noiosa, molto sfacciata e strafottente, mi fa schifo “a dumila”; è piena di occidentali, parecchi tronchissimi, mai visti tanti qua, ci sono persino i marinai inglesi! Il mare è un troiaio, ho conosciuto la ragazza bionda (mi ha avvicinato lei!) ma non è troppo bella e nemmeno troppo simpatica: forse le ho fatto una cattiva impressione (tra l’altro è americana).
Ho preso alloggio all”International Guest House” dell’YWCA (Young Women Christian Association), molto grande, pulito e ordinato, però in una camera con quattro letti (e bagno) che ha già un inquilino, indiano, vestito con cura, molto per benino. Il posto è abbastanza caro, però passano la colazione, che spero sia ottima e abbondante. Qui la lingua ufficiale è l’inglese, praticamente. Non sono riuscito a mangiare decentemente, la guida è un pò vaga e la città enorme e, in un certo senso, sfuggente. Bisogna che mi organizzi al meglio, o trascorrere questi sei giorni sarà un supplizio. C’è anche un tempio buddista (in Anne Besant Road), l’ho visto dal bus, andrò anche lì, anche se non mi aspetto grandi cose (e nemmeno piccole, tutto sommato). L’induismo, come molto superficialmente lo vedo qui, è vivace, ma mi lascia fortemente estraneo, il buddismo, per quel poco che ho visto, mi sembra molto in disuso, quasi un pesce fuor d’acqua nella sua terra d’origine! Certo, io praticamente non ho fatto niente di niente per approfondire la situazione, ma comunque, la mia impressione, ora, è questa. Bisogna anche che mi tolga questi panni indiani di dosso, .mi pare che mi mettano in evidenza, più volte mi hanno chiamato “baba”, tutti qui sono vestiti all’occidentale, anche se tronchi, sembra di essere a Napoli o a Palermo! E’ meglio che giri in maglietta e blue—jeans magari tagliati tipo calzoncini, così almeno sembrerò un turista sonato americano! Il numero di cacacazzo qui è veramente impressionante, per ora mi mette proprio KO, bisognerà che trovi le misure anche a questa zozza città e a chi ci abita, e sarà dura.
Bombay, 12 ottobre 1983, sera. Come al solito, la sera sono più tranquillo, ho rivisto la luna nuova proprio davanti al balcone (l’avevo già vista stamattina a Delhi, molto presto, percorrendo a ritroso la strada, Chelmsford Road, che avevo fatto con Mario il 23 settembre), bambini che giocano, alberi, il tramonto. Sono appena rientrato e me ne vado a letto, c’è un altro ospite, forse due, così siamo tutti. Non ho fame e non ceno, ho comunque con me la solita mela e i soliti biscotti. Bombay è veramente un posto malefico, pieno di atrocità e violenza, la si senth nell’aria, si vede nei visi delle persone, quasi anche nelle cose; è un pò la salita India, ma fortemente distorta e depravata.
Il viaggio
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