Mestieri
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laureaPaesi di emigrazione
BoliviaData di partenza
2008Data di ritorno
2009Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)Gabriele Camelo è da poco arrivato a Santa Cruz, in Bolivia. Collabora a un progetto del VIS per il reinserimento sociale dei ragazzi di strada. Queste sono le prime impressioni che riporta dalla città in cui è arrivato e dal suo nuovo posto di lavoro.
A Santa Cruz non guidano piano.
Gli autobus si chiamano “micro”: micro perché quando entri devi abbassar la testa – e così incalcagnati si è sballottati grazie alla guida spericolata dell’autista. Il tutto è assai pericoloso quando non hai un posto per sederti e non hai mani per sorreggerti poiché stai già sorreggendo due pizze enormi per la cena.
La stessa cosa deve aver pensato il bimbo seduto accanto a me, in piedi: che le pizze potessero volare. E’ fuggito via dal suo posto in un baleno, spaventato. Ed io – traballando traballando – mi sono seduto nel suo posto, con il senso di colpa, sottolineato dalla frase di Valerio: “oh, abbiamo fregato il posto al bimbo!”.
Ma per le pizze – come per gli uomini – è meglio un posto fisso che uno precario.
La precarietà pizzesca avrebbe solamente portato ad un inutile spargimento di salsa.
Io non me la immaginavo così.
Voglio dire.
Fisso il filo spinato: il muro con filo spinato della casa del volontario. Quel filo spinato sta lì, oggetto anormale in un contesto dove sembra normale: qui tutti ridiamo, scherziamo, mangiamo ed il filo spinato sta lì, accanto a noi. Uno alza lo sguardo e lo vede, lo vede ma non lo osserva, perché ormai l’occhio si è abituato: quando vivi – vedi – costantemente una cosa, quella cosa diventa normale. Il chirurgo che opera è abituato a vedere corpi squarciati. Il poliziotto è abituato a vedere scene di violenza. L’infermiera è abituata a prelevare il sangue, anche se a volte chi si fa prelevare il sangue sviene.
Io non sono abituato al filo spinato: svengo. Ed è un bene, perché è la conseguenza che uso i miei occhi non per guardare, ma per osservare.
Non me la immaginavo così, quest’esperienza.
Il viaggio
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