Mestieri
infermieraLivello di scolarizzazione
laureaPaesi di emigrazione
MadagascarData di partenza
2001Periodo storico
Periodo contemporaneo (dal 1977 ai giorni nostri)E arriva anche il Natale del 2001, quello che Annapia trascorre in Madagascar per lavorare come infermiera in un ambulatorio di Mahajanga.
26 dicembre 2001
Abbiamo trascorso un bellissimo Natale. Per l’occasione ci siamo fatte fare anche le treccine malgasce! Il Natale qui è molto più sobrio che in Italia: il Presepe viene fatto all’ultimo, nella giornata del 24 e si mangiano cose un po’ speciali soltanto il 25. Noi volontarie abbiamo addobbato un piccolo pino del giardino con palline, fiocchi e festoni. I bambini avevano gli occhi luccicanti per la gioia di vedere questo albero colorato!
Anche in Madagascar c’è l’albero di Natale!
La mattina del 25 si è fatta una grande festa in giardino sotto il sole (in maniche corte!) con tutti i bambini delle scuole delle suore ed í loro genitori. Qui il Natale cade proprio durante la stagione più calda e c’era un gran sole; per questo mi è sembrato tutto molto strano ed anche i canti, così differenti dal nostri, non mi hanno permesso di vivere l’atmosfera natalizia cui sono abituata. I piccoli delle elementari hanno preparato la recita di Natale, canti, danze, con musiche, costumi e tamburi. E’ stato fatto tutto in modo solenne con la presenza della superiora e la consegna dei regali e biscotti per tutti i bambini. Anche noi volontarie cì siamo travestite da nani e abbiamo danzato: quante risate! Poi c’è stata anche la festa ìn comunità con balli, dolci e tanta allegria. Le postulanti, molto accoglienti, ci hanno coinvolte nella preparazione delle danze e le suore sono state magnifiche. Molto presenti ed affettuose, pensando che potessimo avere nostalgia della famiglia, ci hanno riempite di regali d’artigianato, cioccolata, biscotti, saponi e bigliettini. Hanno promesso preghiere per noi e per le nostre famiglie. Mi è piaciuta molto la Messa notturna. La chiesa era piena di gente e di gioia. Allora lì sono riuscita a raccogliermi un po’ e sentire il Natale. La maggior parte della gente in Madagascar non festeggia il Natale; molti infatti sono di altre religioni e non ne conoscono neppure l’esistenza. Ci sono persone, soprattutto in Brousse, che non sono mai venute a contatto con il Cristianesimo. E poi se noi possiamo festeggiare, purtroppo la maggior parte dei malgasci passa la notte dì Natale nelle baracche, priva, come sempre, del necessario: certo lo scambio dei doni non resta altro che un sogno quando non c’è neppure un piatto di riso. Ho pensato anche ai molti lebbrosi che ci sono in Madagascar. alle persone che cercano di dimenticare rifugiandosi nell’alcool, alle situazioni di violenza familiare, ai bambini che vivono sulla strada o nelle discariche, ho ricordato i piccoli che ho conosciuto in novembre i cui genitori sono in carcere, ho pensato alla quotidiana violenza dei carcerieri verso í prigioneri. Mi sono sentita unita nel cuore a tutti quelli che soffrono in qualunque parte del mondo, alle popolazioni coinvolte nelle guerre in Terrasanta o nei paesi africani, ai poveri delle favelas, aí bambini dell’est europeo che vivono nelle condotte fognarie e che cercano conforto sniffando colla, ai missionari che continuano ad amare anche quando sono costretti a nascondersi. Non ho potuto fare a meno di pensare ai bambini italiani che vivono il Natale per í regali e non sono felici. Mi sono venute in mente le tante famiglie che soffrono anche in Italia per separazioni, violenze, … Ed ho ricordato anche le povere donne che devono passare il Natale sui marciapiedi, al freddo magari costrette a questo “mestiere”, rapite e rese schiave. Grazie Signore perché ti conosco e perché mí hai portato qui. Sono fortunata a sapere che tu mi ami e che sei stato tu a scegliere me, a volermi già da prima che ío nascessi. Vorrei tanto che tutti potessero conoscerti, sapere che tu ci ami infinitamente così come siamo e che tutti potessero essere felici.
Il viaggio
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