In avanscoperta

Eravamo stati invitati a pranzo dalle mie sorelle ad Arma di Taggia. Abbiamo telefonato loro dicendo che tardavamo un po’ perché andavamo a messa alle ore 11. La risposta è stata: “Va benis-simo, così faremo le cose con calma”. Le mie sorelle Adelina e Rita erano due brave cuoche, quindi non volevamo perdere l’occasione di gusta-re i loro manicaretti. Ci avviamo verso la chiesa. bi fianco all’entrata principale erano appesi due manifesti dell’L.V.I.A. che tra le altre cose chiedevano persone disponibili a fare un volontariato in Africa nelle missioni già esistenti. La richiesta era varia. Fra tutti i mestieri indica-ti a noi potevano interessare la meccanica e la sartoria. Io e mia moglie ci siamo guardati negli occhi e siamo entrati in chiesa per ascoltare la Santa messa. Poi ne abbiamo parlato fra noi. Io ho detto ad Irma, mia moglie: “Che ne dici?” e lei mi risponde: “Che ne dici, Anselmo”. Abbiamo scritto l’indirizzo dell’L.V.I.A. Arrivati a Torino, dopo la permanenza a San Remo, abbiamo telefonato alla sede di Cuneo per avere un colloquio, che ci è stato dato subito. Ci ha ricevuto Don Aldo Benevelli; noi abbiamo fatto molte domande e lui ha risposto a tutte. Infine gli ho detto: “Non ci mandi in un forno, perché avremmo intenzione di vivere ancora qualche anno”. Lui mi dice: “Fra qualche settimana, due-tre al massimo deve andare in Africa un nostro dirigente per visitare alcune missioni; tu potresti andare con lui, così potrai valutare con i tuoi occhi quale forno ti è più gradevole”. Così, dopo un paio di settimane, siamo partiti io e l’arch. Gianfranco Cattai.